Unipol-Fonsai, si stringe sui concambi

La Grande Unipol non è ancora nata. Oltre quattro ore di riunione nella sede di Mediobanca non sono bastate a mettere a punto la bozza di intesa sui concambi, cioè dei pesi che i rispettivi azionisti avranno in quello che vorrebbe diventare il secondo polo assicurativo nazionale dopo le Generali, frutto delle nozze tra Fonsai e Unipol: l’incontro tra i vertici della compagnia assicurativa e i rappresentanti di Mediobanca e Unicredit è stato sospeso solo per una pausa, ieri sera, ma la trattativa è proseguita a oltranza, anche nella notte. Si punta ad accorciare le distanze con Bologna e a sottoporre stasera al consiglio di Fonsai, e a seguire della Milano Assicurazioni, un accordo migliorativo rispetto a quello proposto da Unipol, che chiede per Bologna il 66,7% del capitale del maxipolo.
I consiglieri sono stati preallertati, ma sulla possibilità che i cda, non ancora convocati, possano tenersi regna l’incertezza. Qualche delucidazione sullo stato delle trattative arriverà nel corso dell’assemblea della Milano, in programma oggi per approvare il bilancio, mentre domani si riunirà quella di Fonsai. Al vertice di ieri pomeriggio hanno partecipato tutti - o quasi - i principali protagonisti del progetto di aggregazione tra le due compagnie: Emanuele Erbetta, amministratore delegato di Fonsai e Piergiorgio Peluso, direttore generale della compagnia; Angelo Casò, presidente di Milano Assicurazioni, l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, il responsabile delle partecipazioni dell’istituto Clemente Rebecchini e Vittorio Ogliengo, responsabile corporate in Italia di Unicredit.
Assente, contrariamente alle attese della vigilia, l’ad di Unipol, Carlo Cimbri. A tarda ora sembrava ancora lontana, dunque, l’intesa sul nodo dei concambi legati al progetto della Grande Unipol, dopo la «fumata grigia» arrivata la scorsa settimana dai cda delle compagnie assicurative del gruppo Ligresti. I cda di Fonsai e Milano Assicurazioni, così come i loro amministratori indipendenti, hanno valutato positivamente il progetto con Bologna dal punto di vista industriale, ma hanno dato mandato all’ad, Emanuele Erbetta, di trattare per spuntare un concambio migliore di quello proposto da Unipol (le valutazioni degli advisor delle due compagnie contenevano il peso di Bologna tra il 55 e il 60%). Per cercare una soluzione si sta lavorando, tra le altre cose, a elevare da 225 a 368 milioni, cioè all’intero indebitamento di Premafin, il prestito convertendo destinato alle banche creditrici e, in parte, a Unipol.

Una soluzione migliorativa per gli azionisti di Unipol, Fonsai e della Milano, che non dovranno farsi carico del debito di Premafin, ma che deve fare i conti con la disponibilità di tutte e sette le banche creditrici di Premafin, alcune delle quali piuttosto fredde sul piano per la holding, ad accettare un ulteriore sacrificio.

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