Unipol, Gnutti e i Lonati indagati a Roma

Greganti annuncia la sua ridiscesa in campo con l’ex Pci: «Ma perchè le coop non possono comprare banche?»

da Milano

Nuovi guai per il finanziere bresciano Emilio Gnutti. Prima la notizia che la Procura di Milano ci ha ripensato e ha chiesto al gip di revocare l’archiviazione dell’inchiesta in cui si ipotizzava che la Bell dell’uomo d’affari bresciano avesse evaso 680 milioni di euro. Poi la notizia che Gnutti e i fratelli Ettore e Tiberio Lonati sono indagati dai Pm di Roma nell’inchiesta sulla tentata scalata di Unipol a Bnl.
In quell’indagine, sono sotto inchiesta Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, la coppia che per lungo tempo ha guidato il colosso assicurativo bolognese. Ora, però, l’elenco delle persone iscritte nel registro degli indagati si allunga: nell’elenco finisce l’ex Presidente di Hopa e poi i due fratelli, Attilio, vicepresidente della holding, e Tiberio, componente del consiglio d’amministrazione. L’ipotesi dei Pm Giuseppe Cascini, Rodolfo Sabelli e Perla Lori è ostacolo all’attività dell’autorità di vigilanza. I fratelli Lonati figuravano nel cosiddetto contropatto, formato anche da Gaetano Caltagirone, Stefano Ricucci, Danilo Coppola, Vito Bonsignore, Giuseppe Statuto che si opponeva al tentativo di scalata dell’Unipol a Bnl. Secondo le Fiamme gialle, i Lonati e Gnutti non avrebbero raccontato la verità agli organismi di vigilanza, come accertato dal Nucleo speciale di polizia valutaria a proposito dei passaggi di titolarità di un consistente pacchetto azionario di Bnl.
Gli uffici lombardi di Gnutti e dei Lonati sono stati perquisiti; contemporaneamente, le Fiamme gialle hanno acquisito documenti in cinque filiali di altrettanti istituti di credito di Brescia: Banca Valori, Banca di Crema, Bam, Unicredit Private Banking spa, Banco di Brescia San Paolo Cab spa.
Nel dettaglio, a settembre 2004, la Hopa, nel cui board sedeva anche Consorte, avrebbe speso 59 milioni di euro per acquistare un pacchetto di azioni, poi portate nel contropatto. Di chi erano quelle azioni? I fratelli Lonati avevano detto: «Sono nostre». In realtà, i capitali necessari per finanziare l’operazione sarebbero arrivati dalla Hopa di Gnutti e Consorte e non dai Lonati. In seguito, a luglio 2005 quel pacchetto finì in mano a Consorte e Sacchetti. Dunque, secondo le Fiamme gialle, il percorso reale dei titoli sarebbe stato nascosto: i Lonati sarebbero stati solo prestanome per conto di Hopa. Ora gli investigatori vogliono vederci chiaro e cercano di capire come andarono le cose: Consorte e Sacchetti sono da tempo indagati per aggiotaggio, ostacolo all’autorità di vigilanza e manipolazione del mercato.
Per Gnutti è la seconda grana in 24 ore.

Solo lunedì i Pm milanesi Maria Letizia Mannella e Carlo Nocerino avevano chiesto la revoca dell’archiviazione formulata un anno fa a proposito di una presunta evasione di imposte per 680 milioni di euro da parte della Bell. Un periodo nero. Cominciato il 25 ottobre scorso: quel giorno Consorte, Sacchetti e Gnutti sono stati condannati dal tribunale di Milano per insider trading a 6 mesi di carcere e 100 mila euro di multa.

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