Politica

Unipol, Prodi costretto a rompere il silenzio «Fassino non si discute»

Il Professore prova a chiudere la polemica, ma la Margherita non sembra convinta. Storace: «Aveva il terrore delle primarie»

Francesca Angeli

da Roma

«È ora di dire basta». Romano Prodi, con qualche giorno di ritardo rispetto alle aspettative della Quercia, si decide a proclamare la sua piena fiducia nei confronti del segretario ds Piero Fassino. Non a caso sceglie l’Unità, il quotidiano di partito, per dare più peso alle sue parole e chiudere così le polemiche sulla questione morale che nelle ultime settimane hanno lacerato l’Unione.
«Invito tutti gli esponenti dei partiti dell’Unione a chiudere questa polemica - dice -. Stiamo trasmettendo agli italiani un’immagine distorta della realtà». E a proposito di Fassino, chiamato in causa dalle polemiche sulla vicenda Unipol, Prodi precisa: «Non ho bisogno di ripetere il riconoscimento che tutti, e giustamente, fanno dell’integrità personale e indiscutibile di Piero Fassino».
In effetti non ne aveva bisogno lui, ne aveva bisogno Fassino.
Questo perchè il silenzio è d’oro ma quello di Prodi pesava come piombo sulle spalle di Fassino e di tutta la Quercia. Negli ultimi giorni era cresciuto il gelo tra il Professore e i ds sul caso Unipol con la questione morale che pendeva come una spada di Damocle sul collo del segretario diessino. Ma il dramma rischiava pure di trasformarsi in farsa o meglio in commedia sentimentale. E questo per i toni usati dai contendenti. La trama, adattandola un po’, potrebbe pure somigliare a quella di Desperate housewives trasformato in Desperate politicians.
Fassino, sorpreso in troppo intimo colloquio telefonico con il numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, veniva bacchettato anche dai suoi alleati. Lui si schermiva spiegando che quella telefonata non contava nulla, che lui e Consorte sono soltanto amici. Ma la Margherita si era sentita tradita. Proprio pochi giorni prima Arturo Parisi aveva lanciato i suoi strali sulla Quercia per i rapporti troppo stretti con Unipol dalle pagine del Corriere della Sera tirando in ballo la famosa questione morale.
E Prodi intanto che faceva? Fassino e il partito compatto dietro a lui si aspettavano che il Professore tendesse subito la mano al leader diessino, prendendo pubblicamente e ufficialmente posizione in sua difesa, soprattutto dopo la pubblicazione di parte dei colloqui Fassino-Consorte. Anche perché in molte città sono già comparsi i primi manifesti di invito agli elettori per le primarie. Quelle per incoronare il leader dell’Unione ovvero, come già è stato deciso, lo stesso Prodi. Ed in quei manifesti ad abbracciare fraternamente Prodi c’è proprio Fassino che quindi un attestato di lealtà nei suoi confronti dal Professore se lo aspettava.
Fassino allora aveva mandato avanti il coordinatore della segreteria, Vannino Chiti, che dai microfoni di Radio Radicale tuonava «mi sarei aspettato una parola in più nella difesa dei ds». Chiti però aveva ottenuto soltanto promesse. Prodi continuava a tacere. Ma intanto prendeva posizione pubblica il fedelissimo Giulio Santagata, l’ideatore della Fabbrica. «Se i ds, come fra innamorati, hanno bisogno di sentirsi dire “ti amo” lo diremo», ironizzava Santagata di fronte agli assalti della Quercia. Con il risultato di far saltare di nuovo i nervi ai diessini che non avevano e non hanno nessuna voglia di ridere e tantomeno aspettavano «dichiarazioni d’amore». «Vogliamo un gesto politico», aveva ribadito irritato Chiti.
Quel gesto è arrivato e ora in casa ds sono tutti soddisfatti: dallo stesso Chiti al capogruppo alla Camera dei ds, Luciano Violante. Le parole di Prodi, dicono, vanno nella direzione giusta.
Non nutre lo stesso entusiasmo la Margherita che non sembra voler considerare definitivamente chiusa la questione visto che, in una nota ufficiale, pur confermando la piena fiducia in Fassino, auspica che «la più forte attenzione al buon governo e alla trasparenza delle istituzioni e della politica siano un impegno prioritario e comune per l’unione di centrosinistra».


Infine secondo il ministro della Salute, Francesco Storace, le parole di Prodi dipendono soltanto «dal terrore di essere umiliato alle primarie».

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