Unità stilistica cercasi per l’Eur L’urbanista Samperi: interventi senza modelli né identità, l’unico intento è stupire

È stato esposto nei giorni scorsi il programma di interventi, soprattutto architettonici, intesi a dare all’Eur una rinnovata identità. Opere che necessariamente dovranno trovare un dialogo urbanistico e formale con la realtà degli edifici monumentali: la «nuvola» di Massimiliano Fuksas, il «grattacielo» di Franco Purini, la riqualificazione delle «torri» del ministero delle Finanze di Renzo Piano, il riassetto del Velodromo, la riqualificazione delle aree verdi e la ristrutturazione di alcune attività presenti come il Luneur, oltre a un acquario sotto il laghetto. «Spectacular city» è stato il titolo esotico ed enfatico di quella che più che una «giornata di studio» è stata la pubblicità di progetti per «rinnovare» il quartiere. Esposti in forma di monologo autoreferenziale dagli autori politici e tecnici al fine di prevenire la montante protesta dei cittadini del quartiere (e non solo) ed evitare accuratamente di aprire un dibattito anche con interlocutori esterni. La sinistra sembra aver scoperto da pochi anni i valori dell’Eur dopo una lunga demonizzazione di questa grande operazione urbanistica, concepita e avviata negli anni Trenta e Quaranta e conclusa nel dopoguerra. Dopo la rivalutazione degli anni passati e l’attribuzione alla parte monumentale del termine «città storica» al fine di salvaguardarne i valori, si propongono ora interventi che rischiano di compromettere l’immagine del quartiere, attraverso episodi casuali e urbanisticamente improvvisati che, per la loro dimensione, lascerebbero il segno indelebile della totale rinuncia ad ogni parvenza di pianificazione e programmazione urbanistica, non meno che del piuttosto oscuro periodo attraversato dall’architettura contemporanea. Smentendo la politica degli anni Sessanta e Settanta, quando all’opposizione di sinistra non bastavano mai i pur numerosi strumenti attuativi prodotti, compreso il piano particolareggiato dell’Eur adottato nel 1969 (e ancora operante per gli allineamenti e le prescrizioni di zona), ora si pensa di operare interventi non marginali, tutti in variante al Prg e a tale piano. Si dà così il via a un complesso di progettazioni architettoniche non rispondenti ad alcuna indicazione di criteri generali, di fronte alla presenza di progettisti che, in un’epoca nella quale l’architettura stenta a trovare un minimo di unità di stili, di tendenze, di modelli, anziché sforzarsi di ricercare questo valore preferiscono sbizzarrirsi in forme che sembrano avere alla base soltanto la ricerca di novità formali intese a «meravigliare», a «stupire».
Non mi addentro in valutazioni più specifiche, non è il mio mestiere, ma i giudizi di numerosi e qualificati critici non sono, generalmente, lusinghieri. Del resto, esempi recentissimi lo dimostrano, anche se le responsabilità non sono soltanto dei progettisti: la Città della Musica, efficiente dal punto di vista funzionale, non lo è affatto per l’ubicazione e non è certo la migliore opera architettonica di Piano; l’Ara Pacis è un vero pugno in un occhio, sotto ogni punto di vista; la chiesa di Tor Tre Teste potrà anche essere apprezzabile nelle forme, ma è da dubitare che abbia i requisiti richiesti da una chiesa cattolica; la scandalosa edificazione dei terreni comunali in piazza dei Navigatori, lasciati ad alcune imprese per usucapione, dietro il paravento di un grande progetto architettonico frutto di concorso internazionale, gettato in un cassetto il progetto vincitore, sta vedendo crescere un ennesimo mostro edilizio.

Un’altra grande opera, il Centro Congressi, espresso dalla «nuvola» (vorrà nasconderlo alla vista?) di Fuksas, ancora non si può giudicare, ma tutto fa ritenere che il mostruoso parallelepipedo progettato accanto comprometterà le visuali non solo dalla zona immediatamente attigua, ma dell’intero Eur, con un volume che, per forma ed altezza (circa 60 metri), è assolutamente estraneo all’ambiente romano. Altrettanto si può già affermare per l’altro grattacielo progettato da Purini su un’area situata subito al di là dei limiti sud dell’Eur (Quartaccio), in un anonimo nuovo complesso edilizio.
* Urbanista

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