Università di Bolzano alla sbarra «347mila euro in cene e buffet»

La Corte dei conti contesta spese folli in «rappresentanza» tra il 2002 e il 2006

Slittate e castagnate; ma anche cene, buffet al termine di convegni di poche ore, pranzi, viaggi inutili e camere in alberghi costosi. Così sarebbero stati spesi dai vertici della Lub (Libera università di Bolzano), sotto il generico ombrello di «spese di rappresentanza», 347.443 euro in 4 anni, dal 2002 al 2006. Ora dalla procura del capoluogo altoatesino chiedono conto dell’utilizzo di questi fondi a dieci tra le persone che nei quattro anni presi in esame erano alla guida dell’ateneo. «Spese esagerate» ha dichiarato il procuratore Federici. «Ogni spesa è documentata e lecita» ribattono dall’università.
E così, nella sezione regionale di Bolzano della Corte dei conti, martedì scorso è andata in scena la prima udienza di un processo che vede togati in ambo gli schieramenti, sia dalla parte degli accusatori che da quella degli accusati: la procura contabile da un lato, la Lub dall’altro.
La prima, attraverso il lavoro ispettivo della Guardia di finanza, ha passato al setaccio migliaia di fatture tra il 2002 e il 2006. In questa mole di carta le Fiamme gialle hanno isolato 664 fatture, pari per l’appunto a 347.443 euro, le spese di rappresentanza illegittime. «Esborsi non giustificabili», sostengono dalla procura.
La nomenklatura dell’ateneo altoatesino rigetta invece in toto le accuse: «Fin dal gennaio 2007, quando iniziarono le indagini - ha sottolineato Johannes Egger, presidente del Consiglio universitario dal 20 febbraio del 2006 - abbiamo cercato di spiegare agli inquirenti che la dicitura "spese di rappresentanza" da loro riscontrata su molte fatture fosse semplicemente un’espediente contabile interno. In realtà solo un 15-20 per cento di quelle fatture si riferiva davvero a spese di rappresentanza». Comprese castagnate e le slittate? «Sì, certo. Del resto sono normali strumenti per aumentare la corporate identity, il senso di appartenenza e di gruppo, fondamentale in ogni realtà lavorativa. Non dico che non siano spese contestabili, né che la magistratura non abbia diritto di esaminare come spendiamo soldi pubblici, visto che il 90 per centro delle nostre entrate viene dalle casse della provincia di Bolzano. Ma da qui a dire che ne abbiamo fatto uso personale ce ne corre. Senza considerare poi che in un contesto di concorrenza tra atenei, come quello in cui opera la nostra università, spese di promozione e public relations sono assolutamente necessarie. Del resto è stato anche grazie questo lavoro di management e di cura dei contatti che la Lub ha potuto farsi conoscere e raggiungere importanti risultati».
Tesi insufficiente a convincere Federici, che all’Alto Adige ha riferito: «Sento parlare di managerialità, team building, ma noi siamo arcaici: lavorate con soldi pubblici, le regole vanno rispettate. Qui nessuno sembra assumersi la responsabilità delle spese».

E visto infatti che non era possibile risalire alla singola pertinenza di ciascuna fattura, i pm bolzanini hanno salomonicamente deciso di contestare le gestione allegra dei bilanci dell’ateneo a ciascun membro del direttivo, in base alla carica ricoperta nell’amministrazione tra il 2002 e il 2004, addossando ai vertici, oltre alle spese proprie, anche le spese di altri su cui avrebbero dovuto vigilare o intervenire.

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