Roma - Ecco come funziona il sistema universitario negli altri principali Paesi europei.
Germania L’università, con compiti di insegnamento terziario e ricerca, è praticamente gratuita, quasi sempre a numero chiuso, mentre l’ assegnazione dei posti di studio è centralizzata. La competenza è delle 16 regioni (Laender) della Germania federale. Esiste la laurea triennale, con altri due anni si ottiene il dottorato. Per i redditi meno forti è previsto un presalario, da restituire a rate una volta entrati nella vita lavorativa. Per portare avanti la ricerca scientifica parallelamente all’insegnamento, le università, i politecnici, le accademie specialistiche e artistiche della Germania ricevono intorno al 2,5% del Pil. La ricerca scientifica tedesca è coordinata da un ministero federale, attualmente affidato a Annette Schavan (Cdu). A fine 2007 è stato approvato un programma del valore di 150 milioni di euro per istituire entro il 2012 circa 200 nuove cattedre riservate a donne.
Gran Bretagna La grande maggioranza delle università sono sovvenzionate dallo Stato ma nessuna è di proprietà pubblica e tutte godono di ampia autonomia. Solo una, l’università di Buchingham, è completamente privata, senza alcuna sovvenzione statale. L’ammissione alle università è gestita nella stragrande maggioranza dei casi dall’Ucas (Servizio di ammissione per le università e i college) che gestisce gli esami. Le domande di ammissione, che possono avvenire anche on line, devono essere inoltrate entro il 15 ottobre dell’anno precedente per le due università di Oxford e Cambridge ed entro il mese di gennaio dello stesso anno per tutte le altre università. Le rette hanno un tetto massimo di 3.070 sterline per i corsi di laurea per i cittadini britannici e quelli degli altri paesi Ue, mentre per gli studenti extracomunitari le rette sono più alte. Ogni università può comunque concedere borse di studio. Per i corsi di master e dottorato le rette sono più alte. La ricerca è finanziata attraverso varie fondazioni, tra cui l’Ahrc (Consiglio di ricerca studi umanistici e artistici) e l’Esrc (Consiglio di ricerca economica e sociale).
Francia La legge del ministro dell’educazione francese Valerie Pecresse sull’autonomia delle università - che autorizza le facoltà a diventare proprietarie dei locali e introduce i finanziamenti privati - è stata votata dall’Assemblea Nazionale nell’agosto 2007, a pochi mesi dall’insediamento alla presidenza della repubblica di Nicolas Sarkozy. Non sono mancate tuttavia le proteste di studenti e docenti, che a giugno dell’anno scorso e poi per due mesi tra ottobre e novembre hanno bloccato gli atenei, in opposizione a una riforma che, secondo loro, è destinata a creare università di serie A e di serie B provocando il degrado della democrazia nel funzionamento delle università. Mentre gli studenti temevano soprattutto il numero chiuso, gli insegnanti rifiutavano il principio dell’autonomia economica facoltativa, l’aumento dei poteri dei presidenti delle università (il cui mandato passava da cinque a quattro anni) e la riduzione del consiglio di amministrazione (dai 60 membri attuali a massimo 20). La Loi Pecresse si articola su due assi principali: il finanziamento delle università e la loro governance. Per quanto riguarda il finanziamento si è optato per una logica di contratto tra università e Stato; per quel che riguarda la governance le università saranno dirette da un numero ristretto di persone che compongono il Consiglio di amministrazione per il 40% provenienti dal mondo delle imprese.
Autonomia degli atenei, quindi, e più potere alle facoltà per avere, fra l’ altro, la libertà di assumere gli insegnanti e di modulare i loro stipendi e di ricorrere alla selezione all’ingresso che, secondo quanto prevede il testo, è facoltativa per le 85 università del paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.