Università, quella carenza di servizi che respinge gli studenti stranieri

A Roma solo il 2,66 per cento degli iscritti è non italiano: ecco i motivi di un grave ritardo

Università, quella carenza di servizi che respinge gli studenti stranieri

Silvano Susi*

Dei 220.000 studenti iscritti alle Università romane, solo il 2,66 per cento è straniero. Tale percentuale, che è la più alta a livello italiano contro il 2,5 per cento di Milano ed il 2 per cento di Torino, è bassissima se confrontata con l’estero. Inghilterra e Stati Uniti guidano la classifica con il 30 per cento di studenti stranieri, ma anche la Spagna, Paese molto simile al nostro, attrae nelle sue università il 10 per cento di studenti stranieri. Se analizziamo il livello culturale i dati peggiorano sensibilmente. Gli studenti stranieri in Italia di livello Ph “D” sono l’1,1 per cento contro il 34 per cento dell’Inghilterra ed il 27 per cento degli Stati Uniti. E non è un problema di conoscenza della lingua locale: in Belgio sono il 36 per cento, in Danimarca il 18 ed in Spagna il 12. Non credo sia un problema di qualità dell’insegnamento. Abbiamo nei nostri atenei un corpo docente molto preparato. Non è neanche un problema di mancanza di attrattiva delle nostre città. Anzi è il contrario.
Probabilmente perché mancano ancora le infrastrutture generali e particolari a servizio di chi vuole venire a Roma. È quindi sicuramente necessario continuare sulla strada di un completamento ed ammodernamento di tutto il sistema universitario romano. In tale contesto, un aspetto molto rilevante è rappresentato dalla carenza di alloggi per studenti nella nostra città.
A Roma i circa 90.000 studenti fuori sede trovano solo sistemazioni di fortuna, con locazioni in nero, care e di scarsa qualità. Il tema dell’accoglienza è un argomento centrale per lo sviluppo del sistema universitario ma è altrettanto fondamentale per la crescita attrattiva della nostra città. L’Università insieme al Comune di Roma sta promuovendo la realizzazione di alcuni campus universitari. È un inizio, ma non basta. La nostra Associazione è da tempo attiva assieme all'università per studiare e proporre iniziative complessive di riqualificazione della città. Metodica che l’Acer, anche attraverso le sue società operative, sta portando avanti anche per studiare e proporre innovativi modelli progettuali per la realizzazione di alloggi per gli studenti in grado di far perseguire il massimo degli obiettivi di interesse pubblico con il minimo sforzo economico pubblico.
È un inizio, ma non basta. Il programma presentato in questi giorni utilizza fondi pubblici dell’Inail e prevede la realizzazione di circa 6.000 alloggi (ma i fuori sede sono 90.000 soltanto a Roma). Forse se si utilizzassero tali fondi pubblici come volano per iniziative pubblico-privato, il numero degli alloggi lieviterebbe sensibilmente e con loro i servizi di supporto. Ci potrebbero essere poi le opportunità offerte dal Nuovo Piano Regolatore che inserisce la possibilità di realizzare alloggi per studenti nelle aree per servizi. Se a questa opportunità si collegasse quella di avere, attraverso la cessione compensativa, l’area a costo zero, il puzzle sarebbe completo, con costi fortemente ridotti, a tutto beneficio degli studenti. Purtroppo, il nuovo Piano relega tale opportunità solo ad una parte del territorio (la città della ristrutturazione). Le potenzialità offerte dal territorio e quindi di coinvolgere il privato sono comunque enormi.


Si potrebbe inoltre operare attraverso la definizione di alcuni parametri come la distanza massima dalle fermate della metropolitana, la dotazione di ulteriori servizi attivi o attivabili ecc. Ribadiamo la nostra disponibilità a continuare a collaborare con le istituzioni per approfondire un tema estremamente importante per il futuro della nostra città.
(*) Presidente Acer

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