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Le Università turche boicottano la nuova legge che ammette il velo

da Istanbul

Non finisce in Turchia la polemica per la liberalizzazione del velo islamico nelle università. Venerdì nel tardo pomeriggio, mentre gli occhi di tutto il Paese erano concentrati sull'operazione di terra nel nord dell’Irak, il presidente della Repubblica, Abdullah Gül, ha firmato un disegno di legge che teneva sulla scrivania da ben 13 giorni e che consente alle studentesse di entrare in ateneo con il capo coperto. Per varare la legge è stato necessario modificare due articoli della Anayasa, la Costituzione turca, nella fattispecie il 10 e il 42, provocando una forte ondata di polemiche nel Paese.
Ieri si sono visti i primi effetti pratici di questo nuovo provvedimento, con la Turchia spaccata in due anche davanti ai cancelli di ingresso. Ventotto università, secondo dati del quotidiano Hürriyet, hanno vietato comunque alle ragazze di presentarsi a lezione con il turban (il velo islamico della tradizione turca) in testa. Solo 14 campus hanno deciso di mettere in pratica il nuovo provvedimento. Fra questi ci sarebbero molte località del sud-est del Paese, generalmente più conservatore rispetto le grandi città, come Gaziantep, Van e Yozgat, ma anche fiori all'occhiello dell'istruzione turca come l'Università del Bosforo. Non si sono registrati incidenti, ma la situazione preoccupa e non poco.
E le sorprese non sono finite. Domani il Chp, il Partito repubblicano del popolo, di orientamento laico, si presenterà davanti all'Anayasa Mahkemesi, la Corte Costituzionale, con in mano un ricorso firmato da 112 deputati e lungo la bellezza di 50 pagine. L'obiettivo è quello di fare annullare gli emendamenti votati dal parlamento, rendendo così nullo il provvedimento. L'accusa è quella di voler tradire con la riforma votata due settimane fa i principi cardine dello Stato laico fondato da Atatürk e di volere la liberalizzazione del turban non come garanzia di maggior libertà, ma per imporlo come simbolo religioso.
C'è chi riesce a far tornare la situazione a suo vantaggio. Turgut Gunes, di professione parrucchiere, è proprietario del primo salone in Turchia dedicato esclusivamente a donne che portano il velo. Scoperto da un quotidiano locale turco, si trova nel quartiere residenziale di Flora, a Istanbul. Resosi conto che le sue clienti velate stavano aumentando ha deciso di cambiare il target del suo negozio. Gunes non consente l'ingresso agli uomini e le pareti sono coperte da tende per permettere alle clienti di togliere il velo in tutta tranquillità. Adesso offre servizi personalizzati, a partire dalla cura della cute e dei capelli che sono sempre coperti dal velo e che quindi fanno più fatica a respirare, fino ad arrivare agli aspetti più estetici. Il suo staff è in grado di acconciare il velo islamico in ben 90 modi diversi. Gli affari sembrano andare a gonfie vele, tanto che Gunes è pronto a nuove assunzioni, purché di sesso femminile. I prezzi variano a seconda dell'acconciatura richiesta e, se si considerano gli standard turchi, sono tutto fuorché a buon mercato.
Figen Eroglu, proprietario di un salone simile ad Ankara, ha stilato un vero e proprio listino. L'acconciatura base, quella che va bene tutti i giorni, diciamo, costa 35 nuove lire turche, circa 20 euro. Ci sono poi i modelli floreali, che prendono nome dal fiore a cui si ispirano e che costano 70 lire turche, circa 40 euro.

Un discorso a parte meritano le spose, che per il loro giorno più bello possono pagare l'acconciatura del velo fino a 250 lire turche, 147 euro.

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