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Gli uomini jet sfidano Gatlin l’ultimo erede di Bob Hayes

Carlo Monti

da Helsinki

Asafa Powell in tribuna, gli altri a giocarsi il regno dei regni. Stasera otto uomini jet dovranno dire chi è il più veloce del reame. I quarti di ieri hanno detto che Darrell Brown, freccia di Trinidad, è in palla: miglior tempo (10"10) davanti al francese Pognon (10"11) e al giamaicano Frater (10"12). Justin Gatlin, il campione olimpico, se l’è presa comoda (decimo tempo: 10"27), mentre Leonard Scott è stato il più veloce degli americani. Batterie e quarti non hanno regalato tempi straordinari.
Le gare di sprint ad altissimo livello hanno sempre avuto protagonisti che, per caratteristiche non solo fisiche ma anche caratteriali, sono sempre stati al limite dell’inimitabile. Semmai si può tentare un raffronto tra i grandi di oggi e quelli del passato, anche se la preparazione fisica e di allenamento di oggi è ben diversa da quella di tempi più o meno lontani. Ad esempio Armin Hary, il velocista tedesco che fu il primo a correre in 10” – accadeva il 21 giugno 1960, a Zurigo, a poche settimane dall’Olimpiade di Roma, dove vinse il titolo olimpico – aveva una partenza fulminea, tanto che in un primo tempo il suo 10” netti non fu riconosciuto e nella stessa serata dovette ricorrere una seconda volta confermando quel risultato strepitoso. E a quel tipo di velocista oggi potremmo affiancare proprio Leonard Scott, il venticinquenne statunitense candidato ad una medaglia, pupillo di Maurice Greene, il tre volte vincitore dei 100 metri ai mondiali, che ha giurato addirittura sulla sua vittoria. Scott è assai rapido negli avvii e, logicamente, il suo rendimento si flette nel finale.
I velocisti di oggi di norma sono rapidissimi dai 50 metri in poi, data anche la loro struttura potente (molti sono alti oltre 180 centimetri e pesano più di 80 chili) dovuta anche ai moderni allenamenti. Ad esempio se prendiamo sia Powell, il neo-primatista del mondo, sia Gatlin, il campione olimpico di Atene un anno fa, in passato avrebbero potuto indossare i panni di Bob Hayes, dalla struttura possente, che quando era in piena azione oltre a... stritolare gli avversari, dava l’impressione di essere una specie di carrarmato che volava a ritmo di 10” netti, allora una prestazione tecnica di grande rilievo, vincendo l’Olimpiade di Tokio nel 1964.
Eppure esistono ancora scattisti longilinei e che ricordano Jesse Owens nella loro progressione. Uno di questi è il francese Ronald Pognon, che recentemente ha corso in 9”99 a Losanna. Ebbene, come Owens, la sua corsa si sviluppa lungo l’arco di tutti i 100 metri: partenza veloce e finale prepotente, come qualcuno ricorderà la finale dei Giochi Olimpici di Berlino del famoso sprinter statunitense. Ma potremmo anche citare altri, che a Helsinki saranno fra i protagonisti, come Crawford, potente, Obikwelu, che sembra correre senza fatica, come Zakari, che mette soggezione a tutti per una partenza rapida e un finale di tutto rispetto.

Uno di questi, stasera, sarà l’uomo più veloce del mondo.

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