Da questo giro elettorale c’è chi esce più forte di prima anche tra i cosiddetti poteri forti. È il caso della grande finanza milanese che, con la sconfitta di Berlusconi (da cui non è mai stata folgorata), consolida le proprie posizioni e si prepara in vista di future scadenze. Il caso emblematico è quello di Intesa Sanpaolo, colosso bancario nazionale da cui deriva tutta la propria influenza uno dei due «arzilli vecchietti» della finanza italiana - così soprannominati da Diego Della Valle - e cioè Giovanni Bazoli, che di Intesa è il presidente.
Il punto è che l’altro vecchietto arzillo, Cesare Geronzi, personaggio che per storia, posizioni e ruolo è sempre stato considerato l’unico vero banchiere vicino a Berlusconi, è finito fuori gioco dopo le dimissioni dalle Generali. Lasciando a Bazoli il campo libero in tante partite finanziarie, a cominciare da quella del controllo del Corriere della Sera, il quotidiano della borghesia milanese di estrazione cattolico-democratica che, non a caso, si è rivelata decisiva nella vittoria di Giuliano Pisapia nella corsa alla guida di Palazzo Marino.
Bazoli è più forte di prima perché più coeso appare oggi il blocco di azionisti e di poteri che lo sostiene attraverso le Fondazioni, cioè i grandi soci della banca, a loro volta controllati dagli enti locali (Comuni, Province, Regioni). A partire dalla Fondazione Cariplo. Ma anche dalla torinese Compagnia di San Paolo. Quest’ultima, anima piemontese e primo azionista di Intesa con il 9,8%, trova nella vittoria di Fassino al Comune di Torino la continuità a sinistra nei vertici locali, dopo che lo scorso anno la Regione Piemonte era stata conquistata dalla Lega, con l’affermazione di Roberto Cota. Se il Pd non avesse tenuto il Comune, o solo avesse dovuto andare al secondo turno, anche gli equilibri della Compagnia potevano subire scossoni. Invece ora già si parla dell’ex sindaco Chiamparino come prossimo presidente della Compagnia. Ma è alla Cariplo che i risultati delle elezioni vanno visti come un ulteriore consolidamento della leadership di Bazoli. Perché a rafforzarsi è stata proprio la componente della sinistra cattolica che ispira sia lo stesso Bazoli, sia il suo fondamentale amico, sostenitore ed elettore: il presidente della Fondazione (socio con il 4,7%) Giuseppe Guzzetti.
La Commissione di Beneficenza della Cariplo, organo di indirizzo che nomina il cda della Fondazione, scade il prossimo anno. Guzzetti punta a un altro mandato (di fatto il terzo). La Commissione è composta da 40 membri: 20 arrivano dalla società civile, altri 20 dagli enti locali (il Comune ne nomina tre, le Province uno a testa, la Regione un altro, la Camera di Commercio uno). Dopo le amministrative del 2009, la Lega e il Pdl sembravano avviarsi a fare il pieno, avendo conquistato le due province piemontesi di Novara e Verbania, oltre a Cremona, Lecco, Lodi e Milano. Mentre la Regione, Como, Varese, Bergamo, Brescia e Sondrio erano già a Destra. Dunque Guzzetti avrebbe dovuto fare i conti con una componente politica in stragrande maggioranza ostile. Ma i risultati di questi giorni a Milano, Pavia e Mantova, hanno riequilibrato la situazione, riportando la sinistra a 5 seggi contro i sette del 2007 (anno dell’ultima elezione di Guzzetti): la debacle non c’è stata, ancorché evitata all’ultimo minuto.
Questo rende più agevole per Guzzetti lavorare alla sua rielezione nel 2013.
Senza dimenticare, per altro, che le relazioni con la Lega (che controlla altre 6 province della Commissione), sono comunque tutelate dall’ottimo rapporto con il ministro dell’Economia Tremonti, suggellato in questi ultimi anni dall’ingresso delle Fondazioni nella Cdp. Un’altra mossa nella direzione più opportuna per l’asse Guzzetti-Bazoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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