Gian Micalessin
Per gli Stati Uniti, per lEuropa e persino per lamica e alleata Russia è un passo sbagliato. Per il direttore dellAgenzia Internazionale per lEnergia Atomica Mohammed el Baradei è uno schiaffo incassato in silenzio mentre arriva a Teheran per discutere il blocco degli esperimenti nucleari chiesto dal Consiglio di Sicurezza. Per il segretario di stato americano Condoleezza Rice lo sfondamento della prima «linea rossa» è il segnale che il Consiglio di Sicurezza dellOnu deve muoversi in fretta e imporre uno stop deciso alle ambizioni nucleari di Teheran. Ma per Teheran lagognata produzione delle prime gocce duranio arricchito negli stabilimenti di Natanz, è un grande successo nazionale. Un successo celebrato dalle marce trionfali che accompagnano le immagini di laboratori nucleari trasmesse a ruota dalle televisioni nazionali. Un trionfo da bissare e moltiplicare trasformandolo in produzione consolidata. «A Natanz espanderemo larricchimento delluranio su scala industriale» promette Mohammed Saeedi, numero due dei progetti nucleari annunciando la messa in funzione entro lanno duna catena di 3mila centrifughe, contro le sole 164 attuali, fino a raggiungere, in seguito, lobbiettivo di 54mila. Una volta raggiunto quel traguardo lo stabilimento di Natanz potrà, secondo Saeedi, produrre il combustibile nucleare necessario ad alimentare i due reattori da mille megawatt della centrale nucleare che i russi stanno finendo dassemblare a Busher. Molti negli Stati Uniti ed in Europa temono che a quel punto lIran possa cercare di superare la soglia darricchimento dell80 per cento necessaria alla costruzione del primo ordigno nucleare. «Qui non stiamo parlando del diritto dellIran a perseguire un programma nucleare per scopi civili - ha detto ieri il Segretario di Stato americano Condoleezza Rice - il mondo semplicemente non ritiene che lIran possa disporre della tecnologia e delle conoscenze capaci di consentirgli la costruzione di un ordigno nucleare». Poi, senza chiedere una riunione demergenza, la Rice ha invitato il Consiglio di sicurezza a muoversi con decisione: «Deve prendere in considerazione la mossa iraniana e decidere passi energici per garantire il mantenimento della credibilità internazionale» sostiene il Segretario di Stato senza specificare la natura di quei passi. Un suo portavoce fa capire, però, che il Dipartimento di Stato pretende mosse più decise della semplice richiesta di blocco degli esperimenti entro il 28 aprile votata, lo scorso mese, dal Consiglio di Sicurezza. E, mentre il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad chiede «al mondo di rispettare i diritti del popolo iraniano», Mosca si associa al coro di critiche definendo sbagliata e contraria alle decisioni dellAiea ed alle risoluzioni dellOnu la mossa di Teheran. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov sottolinea però che luso della forza non garantisce soluzioni e ricorda come su questo punto la posizione russa e quella dellEuropa coincidano appieno. In Israele il Capo di Stato Maggiore Dan Halutz definisce allarmanti i progressi iraniani e ricorda al mondo che la minaccia non riguarda solo il proprio paese.
A giustificare sospetti e paure internazionali contribuiscono anche i toni usati da esponenti dellestablishment militare iraniano. «Un popolo capace di conseguire la tecnologia nucleare e di produrre combustibile nucleare non deve aver paura di nulla» proclama dallo stato maggiore delle Forze armate il generale Hassan Firouzabadi spiegando che grazie alla tecnologia completamente autarchica «lIran sarà capace di costruire migliaia di centrifughe e avviare numerose aziende di conversione».
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