Se è vero che l’America prova dieci anni prima quello che poi proverà tutto l’Occidente, il maschio può prepararsi al suo tremendo declino. Proprio in questi giorni gli Stati Uniti certificano la fine dell’egemonia: gli statistici segnalano che nel 2009 sono arrivate al difficile «PhD», praticamente il dottorato per insegnare nelle università, più le donne degli uomini. Sorpasso storico: 28.962 femmine, 28.469 maschi. Ovviamente i numeri si portano sempre dietro un significato: in questo caso, è un fatto che il sapere,l’educazione,la cultura saranno sempre più nelle mani delle professoresse. Non è una cosa da poco: si parla di un ruolo strategico, soprattutto in un luogo come l’America, dove l’università non è un deposito clientelare di rottami familiari, ma una formidabile trincea di ricerca e di progresso. Il Paese più avanzato del mondo in mano alle donne: questa, senza altri giri di parole, la simpatica novità. E il termometro dell’inarrestabile febbre rosa non sta soltanto nei numeri fondamentali dell’università. Ci sono altri segnali perentori e inequivocabili. È di poco tempo fa l’annuncio, sempre dall’America, che le donne hanno superato gli uomini anche nell’occupazione dei posti di lavoro. Complice la crisi, che ha segato soprattutto lavoratori maschi, ormai le lavoratrici sono più del 50 per cento. Può bastare per dichiarare la resa? Potrebbe bastare. Ma nel dubbio ecco il colpo di grazia: contrariamente a quanto crediamo da sempre, e cioè che comunque gli uomini guadagnano di più rispetto alle colleghe, viene annunciato il sorpasso persino nelle retribuzioni. Nelle grandi città che contano e che fanno tendenza, da New York a Boston, da Los Angeles a Chicago, le giovani donne sotto i trent’anni sono pagate mediamente più dei loro coetanei. Precisamente, più 17 per cento. Neanche poco. Quante certezze finiscono in poltiglia: l’idea che il maschio porti a casa la pagnotta e lei stia in cucina a fare la sguattera, servendo il suo stanchissimo sovrano, è ormai una favola medievale. Negli Stati Uniti, cioè quanto prima in tutto l’Occidente, la famiglia tipo si sta brutalmente capovolgendo: lei esce a guadagnarsi da vivere, lui sta in casa a fare il mammo e a tirare la cera. È evidente: come maschi, viviamo ormai in una riserva indiana. Siamo accerchiati. Ci stanno attaccando da tutte le parti e non c’è verso di resistere. Prepariamoci: nel giro di qualche anno, anche in Italia dovremo alzare la bandiera bianca (occhio a usare l’ammorbidente, perché sull’ammorbidente lei diventa una bestia). Sarà una catastrofe. Loro si prenderanno i posti di comando, nelle aziende e nelle università.
Guadagneranno anche di più, togliendosi il gusto irresistibile di rinfacciarcelo puntualmente, dopo secoli di penose e umilianti richieste per avere i soldi della spesa. Ci tocca. Ce la siamo cercata. Quante volte abbiamo calato dall’alto quei quattro denari portati in casa, riuscendo pure a farle sentire in colpa per il solo fatto di pagare le bollette e acquistare la fettina. La storia gira, i ruoli s’invertono, adesso saranno loro a dettare i tempi e i modi. Noi, maschi al tramonto, dovremo fatalmente assaporare il gusto amaro e avvilente della minoranza. Sì, ci toccherà vivere in un Paese senza dibattiti sulle quote rosa. Ci toccheranno governi senza ministeri per le pari opportunità. Ci toccheranno uffici senza colleghe che frignano perché la donna deve sempre dimostrare qualcosa in più, la donna deve sempre occupare ruoli secondari, la donna devesempre subire i ricatti subdoli dei capi maniaci... Di più: ci toccherà vivere in una società priva di donna oggetto. Se gli Stati Uniti sono un’Italia in anticipo di dieci anni, fra dieci anni niente sarà più come prima.
Arriverà il nostro straziante turno. Dovremo chiedere quote azzurre, chiederemo un ministero per le pari opportunità, piangeremo in ufficio perché la capa non valorizza il nostro talento, a meno che non ci mostriamo carini e accettiamo l’invito a cena.
È scritto nel destino: ci aspettano tempi durissimi, ma non possiamo evitarli. Le donne ci stanno portando via tutto. E presto festeggeranno il loro trionfo. Però patti chiari: indietro non si torna. Che non si mettano in testa, dopo, di rifare cambio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.