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Gli Usa fanno gli apocalittici e i cinesi si tingono di verde

REAZIONI CAUTE Il Paese asiatico non ha fornito cifre sull’entità della riduzione

«Una catastrofe irreversibile» se non si agirà con decisione. Un tema su cui fino ad ora «i negoziati sono proseguiti con lentezza glaciale». Parole e musica del presidente Usa, Barack Obama, e del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Sullo sfondo la giornata mondiale che nel Palazzo di Vetro, a New York, hanno deciso di dedicare ai cambiamenti climatici e al problema del riscaldamento della Terra. Che si è aperto, appunto, con un rimprovero, rivolto dal capo dell'Onu a tutta la comunità internazionale: troppo lenti i negoziati, troppo impegnati i vari Paesi a difendere il loro orticello. «Abbiamo meno di dieci anni per evitare gli scenari peggiori - ha detto parlando dal podio dell'Assemblea -. Sull'Artico i ghiacci potrebbero sparire entro il 2030 e il cambiamento climatico minaccia di cancellare anni di sviluppo, destabilizzando stati e rovesciando governi». Un «j'accuse» forte, a cui è seguito un invito ai paesi industrializzati, perché «facciano il primo passo», in modo da spingere gli altri a «misure audaci».
Parole che sono state accolte dal presidente americano Barack Obama, che aveva promesso una maggior attenzione alle tematiche verdi rispetto all'amministrazione Bush, passata sotto le forche caudine dell'opinione pubblica internazionale per non aver voluto ratificare il protocollo di Kyoto. Obama ha recepito l'invito ad agire in fretta per affrontare una minaccia che «è grave, urgente e crescente: se non agiremo rischiamo di consegnare alle future generazioni una catastrofe irreversibile». La Casa Bianca non ha intenzione di stare con le mani in mano, soprattutto in vista del summit di Copenaghen, che fra meno di 100 giorni sarà il nuovo-Kyoto. «Gli Usa - si è autolodato Obama - non sono mai stati così attivi su questi temi come negli ultimi otto mesi per promuovere l'energia pulita e ridurre l'inquinamento da anidride carbonica che in qualsiasi altro periodo della nostra storia». E in effetti, al Congresso, c'è un pacchetto sul clima; peccato che, per stessa ammissione di Obama, fra le resistenze dei deputati e dei senatori degli Stati più industrializzati e le pressioni delle lobbies, avanza a fatica mentre, a Bruxelles, le cose procedono più speditamente. Al punto che i colloqui fra le due sponde dell'Atlantico sarebbero quasi arenati, come ha spiegato il ministro per l'Inquinamento danese, Connie Hedegaard: «Le cose sembrano difficili e vanno troppo lente, questo è il fatto». E la dose è stata rincarata pure dall'ambasciatore dell'Ue negli States, che fondamentalmente ha accusato il Senato statunitense di miopia ed egoismo. Gli europei mettono sotto accusa l'agenda di Obama, troppo orientata sulla riforma sanitaria e troppo poco sul resto, climate change compreso. Come dire che Usa e Europa vanno in due direzioni diverse, che la colpa non è solo dei paesi in via di sviluppo, e che questa volta devono essere gli Stati Uniti a seguire, già a partire dal G20 di Pittsburgh dei prossimi giorni. E poi magari a novembre, con una riunione preparatoria per Copenaghen proposta dal presidente francese Nicolas Sarkozy.
Ma, a sorpresa, fra gli altri interventi è arrivato un aiuto insperato dalla Cina, che per bocca del presidente Hu Jintao, si è detta pronta a ridurre «notevolmente» entro il 2020 le emissioni di anidride carbonica (Co2) per ogni unità di prodotto nazionale lordo e a «sviluppare vigorosamente» le energie rinnovabili e l'energia nucleare. Considerato che Usa e Cina assieme ammontano al 40 per cento delle emissioni di Co2, un passo avanti da parte loro sarebbe un risultato importante, ma sullo sfondo permane la sfiducia e la volontà di ognuno di preservare le proprie aziende. La proposta cinese, infatti è stata accolta con cautela da Todd Stern, l'inviato speciale americano per il cambiamento climatico, che ha notato come Hu Jintao non abbia fatto numeri specifici sulle riduzioni. Ma d'altra parte nuove proposte non sono arrivate nemmeno da Obama, l'unico leader che ha usato il gobbo per il proprio discorso.

Chissà, forse avrebbe bisogno di qualche suggerimento in più.

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