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Usa, muore a 92 anni Rosa Parks eroina della lotta contro l’apartheid

Nel ’55 si rifiutò di cedere a un bianco il posto sull’autobus e fu arrestata

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

Rosa Park, la sarta di colore che ha dato inizio alla battaglia contro la segregazione razziale, è morta lunedì a Detroit a 92 anni. Era diventata famosa rifiutando di cedere a un bianco il posto in autobus. L’episodio, avvenuto il 1° dicembre 1955 a Montgomery, in Alabama, segnò l’inizio del movimento per i diritti civili sotto la guida del giovane pastore battista Martin Luther King, che mobilitò i neri della città e proclamò il boicottaggio dei mezzi pubblici durato 381 giorni. Le agitazioni durarono fino al 1964 quando il Congresso approvò la legge contro la discriminazione razziale, firmata dal presidente Johnson l’anno successivo.
L’ex presidente Bill Clinton ha definito ieri Rosa Park un «motivo d’ispirazione per tutti coloro che lavorano perché l’America sia una».
«Non avevo idea - ha scritto Rosa Park nella sua biografia - che rifiutando di cedere il posto a sedere avrei collaborato alla fine alla segregazione. Molti hanno detto che non mi ero alzata perché fossi stanca. Non è vero. Avevo 42 anni e non ero vecchia. L’unica cosa di cui ero stanca, era di cedere al concetto della segregazione». Il sindaco di Detroit, Kwame Kilpatrick, ha commentato la morte di Rosa Park con un gioco di parole: «È scattata in piedi contro l’ingiustizia rimanendo seduta sull’autobus». In quel lontano 1955 i bianchi che prendevano l’autobus a Montgomery erano meno di un terzo dei passeggeri. I bus avevano 36 sedili: i primi dieci riservati ai bianchi, gli ultimi dieci, in fondo, ai neri: i sedici a metà venivano assegnati a discrezione del conducente. Se un nero trovava posto a sedere in questo settore doveva cederlo a un bianco che fosse in piedi. Gli autisti erano tutti bianchi e avevano la facoltà di chiedere ai neri che pagavano il biglietto salendo dalla porta anteriore di ridiscendere per salire dalla porta posteriore.
Rosa Park aveva preso posto nella prima fila del settore medio. Quando salì un uomo bianco, l’autista chiese a lei e ad altri tre neri di alzarsi. I tre uomini obbedirono. Rosa rimase seduta. Arrestata, fu rimessa in libertà per intercessione di una sua cliente, Virginia Durr, che poteva permettersi di intervenire presso la polizia non soltanto perché bianca ma in quanto moglie di Clifford Durr, un esponente bianco del Movimento per i diritti civili. E. D. Nixon, il rappresentante locale della National Association for the Advancement for Colored People, intuì immediatamente che Rosa Park poteva diventare il simbolo del movimento. «Sapevo che potevo contare su di lei - spiegò anni dopo -, era una donna perbene, sposata, istruita. Nessuno avrebbe mai potuto tirare fuori scheletri dal suo armadio».
L’unico non d’accordo era il marito di Rosa, un barbiere. «I bianchi - diceva Raymond Park - ti uccideranno».

Rosa gli rispondeva: «Pazienza, l’importante è che tutto ciò che faccio possa servire a qualcosa».

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