da Milano
Non è andata come nel film Insider, dove una multinazionale del tabacco veniva condannata a pagare una multa miliardaria per aver nascosto ai consumatori che la nicotina dà assuefazione. Ieri la Corte suprema della Florida ha respinto la richiesta di risarcimento per 145 miliardi di dollari, presentata nel 1994 da un gruppo di 700mila fumatori con patologie ai polmoni, perché giudicata «eccessiva», e fissato in 145mila dollari il limite per rifondere il danno.
Il verdetto suona un po come una campana a morto per le class action, le azioni collettive, ma per Philips Morris, R.J. Reynolds, Lorillard Tobacco, Brown & Williamson e Liggett Group - le corporation finite alla sbarra e già sconfitte nel primo grado di giudizio - rappresenta la fine di un incubo finanziario: se accolta, la richiesta di risarcimento avrebbe potuto provocarne il fallimento.
A Wall Street hanno infatti subito preso il volo i titoli di Altra, la casa madre di Philips Morris, e di Reynolds. Il fumo fa male, si sa, ma business is business. Gli investitori stanno già valutando la possibilità che ora i produttori di tabacco possano utilizzare per altri scopi la liquidità accantonata per far fronte ai risarcimenti.
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