Ute, metà angelo e metà peccatrice

La Lemper stasera all’Auditorium con il recital «Voyage» che sta portando in giro per il mondo

Ute, metà angelo e metà peccatrice

Pietro Acquafredda

Quando una cantante-attrice viene immortalata da uno scatto di Helmuth Newton; quando per la sua voce scrivono appositamente musicisti come Glass, Costello, Waits, Cave; quando è invitata sia alla Scala che nei templi del musical americani, quando si accompagna ad ensembles da cabaret o a orchestre sinfoniche, quale sia il suo repertorio ed in quale campo riesca meglio non ha importanza: quell’artista è all’apice del successo. Come lo è Ute Lemper, che Newton ha ritratto con un paio di gambe possenti come quelle di un’atleta, scollatura generosa e viso metà angelo metà peccatrice. Ute Lemper, tedesca di Münster, cittadina del mondo, con fissa dimora a New York, è per tutti un’icona dello spettacolo impegnato, prediletta ed esaltata da Jerome Savary, Maurice Béjart e Pina Bausch, attrice, ballerina e da ultimo anche cantante, molto amata dal pubblico che l’accoglie sempre con grande calore. E, a Roma, l’accoglierà certamente con affetto maggiore, per i segni evidenti di una nuova gravidanza che potrebbero controbilanciare i tratti marcati del suo viso, senza nulla togliere alla dirompente capacità di immedesimazione che è poi la vera forza del suo incontrastato successo.
A quei pochi che di Ute Lemper conoscono solo il nome, senza averla ancora mai vista né ascoltata, ma che desiderano sapere qualcosa in più di lei, vogliamo dire che per intensità di interpretazione ed anche per somiglianza di repertorio, Ute Lemper è la reincarnazione delle nostre Ornella Vanoni e Milva; ma aggiungere immediatamente che le nostre due interpreti con l’artista tedesca non possono certo misurarsi sul terreno della versatilità. Se ci riferiamo, infatti, alle sue performances teatrali e di danza, al musical (uno per tutti: «Cats»); al cinema (durante una precedente gravidanza, era apparsa senza veli nel film di Robert Altman, «Pret-à-porter»; e più recentemente in «Prospero’s Books» di Peter Greenaway), ci viene in mente, invece, un’altra artista italiana, dallo stesso multiforme impegno, Maddalena Crippa, che proprio sul repertorio del cabaret fra le due guerre, tedesco ed italiano, ha costruito un suo fortunato spettacolo.
Questa sera Ute Lemper torna a Roma per la rassegna di Santa Cecilia «Voci di donna», nella cavea dell’Auditorium, con uno spettacolo in tournée mondiale da un anno e più, intitolato «Voyage. Tra ieri e domani». E ci invita a compiere, attraverso la canzone, un viaggio nel tempo e nello spazio, assieme ai suoi musicisti (Mark Lambert, chitarra; Vana Gierig, pianoforte; Todd Turkisher, batteria; Gregory Jones, basso e contrabbasso). Autori e brani sono quelli di sempre, quelli sui quali Ute Lemper ha costruito tutta la sua fortuna, dagli amatissimi Weill-Brecht, a Piazzolla, a Brel («Ne me quitte pas»), a «Milord», cavallo di battaglia di Edith Piaf, a «Lili Marleen» dell’indimenticabile Marlene Dietrich. Tra le novità, il jazz, le voci popolari delle grandi culture, soprattutto mediterranee; infine, alcune canzoni di cui Lemper oltre che interprete è anche autrice.

A proposito di questo viaggio musicale, Ute Lemper ha detto che «ogni canzone è come una pièce di teatro che racconta di un paradiso perduto, e ci parla di oggi e di noi».
Lo spettacolo inzia alle ore 21. Costo biglietti da 10 a 25 euro (sono previste riduzioni). Per informazioni: 06.8082058.

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