Utili divisi coi lavoratori? Sacconi: legge entro anno

Dopo l'intervento di Tremonti al Senato la bozza bipartisan di Pietro Ichino: allo studio sgravi fiscali per i dipendenti che diventano anche azionisti

Utili divisi coi lavoratori? 
Sacconi: legge entro anno

Roma - Il disegno di legge bipartisan sulla partecipazione dei lavoratori nell’impresa potrebbe dar corpo nei prossimi mesi alle parole dette, venerdì al meeting di Cl, da Giulio Tremonti: «Bisogna riflettere sull’idea di favorire la compartecipazione, non la cogestione, agli utili d’impresa da parte dei lavoratori», ha detto il ministro dell’Economia. Alla ripresa dell’attività, dopo la pausa estiva, la commissione Lavoro del Senato potrebbe incominciare a votare un testo, elaborato dal giuslavorista del Pd Pietro Ichino sulla base di due disegni di legge (Castro, Pdl, e Treu, Pd). I tempi sono maturi, finalmente? Le frasi di Tremonti e l’impegno del ministro del Welfare Maurizio Sacconi - «puntiamo a una legge entro l’anno, superando la resistenza preconcetta della Cgil», ha detto ieri a Cortina - farebbero pensare di sì.

Che cosa prevede, in sintesi, la bozza Ichino? In cinque articoli disegna i contenuti del nuovo contratto di lavoro, che regola il coinvolgimento dei lavoratori nell’andamento dell’azienda: prevede, fra l’altro, la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori a un consiglio di sorveglianza nelle imprese esercitate in forma di spa o di società europea, con oltre 300 dipendenti; disegna i contorni della partecipazione azionaria dei lavoratori, con l’aiuto di sgravi fiscali; prevede infine che parte della retribuzione dei dipendenti possa essere differita al momento in cui vengono raggiunti determinati obiettivi aziendali.

In particolare, gli importi versati dai dipendenti che aderiscono al piano di partecipazione azionaria, fino a un massimo di 5.200 euro, danno diritto a una detrazione Irpef del 19%. Un incentivo fiscale per scommettere sui buoni risultati della propria azienda, con diritto a una compartecipazione agli utili da parte dei lavoratori.

Tabù fino a ieri, l’ipotesi della compartecipazione adesso si fa strada anche in Confindustria, purchè le gestione dell’azienda resti saldamente nelle mani dell’imprenditore. «No», insomma, alla cogestione alla tedesca. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni definisce «molto importanti» le aperture di Tremonti: «La ripartizione degli utili - dice - è l’esaltazione della partecipazione del lavoratore». E chiede allo Stato di muoversi per primo, prevedendo la compartecipazione nelle imprese pubbliche e nelle municipalizzate. «All’Alitalia, quando tornerà in utile - osserva Bonanni - l’8% dei guadagni andrà ai lavoratori».

«È da un anno che alla Camera sono fermi diversi progetti di legge in proposito, fra cui uno firmato da me - ricorda il vicepresidente della commissione Lavoro Giuliano Cazzola (Pdl) - e questo dipende da un motivo regolamentare: quando un progetto è all’esame in una delle due Camere, non può essere dibattuto nell’altra. Mi auguro perciò - aggiunge - che la vicenda si sblocchi al Senato, anche in modo bipartisan. Fino ad oggi, i problemi a disciplinare la partecipazione dei lavoratori li ha avuti la sinistra: speriamo che li abbia superati. Da parte nostra, nessun problema».

A differenza della bozza Ichino, la proposta Cazzola ipotizza una legge delega per il governo che preveda, fra l’altro, il vincolo di inalienabilità per tre anni degli

strumenti finanziari (azioni o altro) oggetto dei piani di partecipazione azionaria dei dipendenti. I piani di partecipazione saranno conferiti a un «fondo comune d’impresa» appositamente costituito, e sorvegliato dalla Consob.

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