Cronache

Il vagabondo del sentimento

Il vagabondo del sentimento

Zorro è il nome di un cane, anzi, di due: due cani del destino capaci di cambiare radicalmente la vita di un uomo, tanto da portarlo da un’esistenza di vita borghese al vagabondare tipico del clochard.
È questo il nocciolo della commedia che Margaret Mazzantini, che ne è anche l’autrice, e Sergio Castellitto, il regista, porteranno in scena al Politeama Genovese, per un solo spettacolo, nella serata di martedì 18 ottobre.
Castellitto, insomma, affronta il dramma di un barbone, un senza fissa dimora che vaga tra sobborghi, mense, vagoni abbandonati, parchi pubblici.
Ma più che un vagabondare fisico, quello di Zorro è un errare di pensieri ed emozioni.
«Zorro - spiega Castellitto - è un uomo che rincorre un unico sogno: la libertà e di conseguenza rifugge la paura di essere legato al conformismo dei sentimenti. Purtroppo questo aspetto affligge un po’ tutti. Da un punto di vista economico consumiamo sempre di più, ben oltre rispetto a quello che ci serve. Consumiamo in modo superficiale anche le emozioni e i sentimenti. Il consumismo è insomma diventato una caratteristica anche dell’anima».
Sulla scena Castellitto, con un monologo serrato, trasmette senza pause la storia di questo clochard, attraverso i ricordi e le figure del passato, dialoga con Dio e con la natura, concedendosi anche alcuni momenti di danza.
Nonostante le premesse molto serie ed impegnate, lo spettacolo «Zorro» è anche divertente. «È come un cazzotto nello stomaco dello spettatore - ha detto Castellitto - ma affibiato con una leggerezza, una comicità, un senso del paradosso che ha stupito anche noi che l’abbiamo fatto.

Nello spettacolo non c’è niente di di strettamente sociologico, è soprattutto emozione».

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