Roma

Vagoni dismessi per dormire e spacciare: due arresti

Vagoni dismessi per dormire e spacciare: due arresti

Un punto di spaccio, oltre che dormitorio, tra sporcizia di ogni genere e animali morti nei vagoni ferroviari dismessi o in riparazione nel deposito di Porta Maggiore. È quanto hanno scoperto venerdì notte gli uomini del compartimento Polizia Ferroviaria Lazio diretti da Carlo Casini. Ad attirare l’attenzione della polizia i frequenti contatti tra tossicodipendenti e due tunisini di 21 e 29 anni, già colpiti da decreto di espulsione. Dopo una serie di appostamenti gli agenti hanno colto i due nel momento del passaggio della merce e li hanno così arrestati. All’interno dello scalo, nel vagone che usavano come ricovero, hanno trovato, nel degrado più assoluto, ulteriori dosi di eroina e un bilancino. In totale, 22 persone avevamno trovato un ricovero di fortuna.
Sui vagoni dismessi l’effetto dell’uso come alloggi di fortuna è devastante: nel corso dell’ultimo blitz, ha spiegato Casini «è stato necessario dotare gli agenti di maschere per gli escrementi, i resti di cibo e gli animali morti trovati nel corso della perquisizione. Spesso le Ferrovie sono costrette a rimuovere i vagoni perchè ormai inutilizzabili».
I vagoni erano usati come alloggio da sbandati, tossicodipendenti, piccoli delinquenti, in particolare romeni, nordafricani, ma anche italiani. «Con i primi freschi e le piogge - ha spiegato il responsabile della squadra di polizia giudiziaria del compartimento Massimo Bruno - sono in molti quelli che scavalcano i cancelli e vengono a dormire qui, nei convogli più defilati in attesa di essere riparati negli hangar delle Ferrovie. In genere si fermano poco, magari solo un paio di giorni, poi cercano un altro ricovero. Ma a volte - anche dopo l’identificazione o il decreto di espulsione - ritornano nello scalo, come hanno rilevato i controlli della polizia». In qualche occasione a Porta Maggiore finiscono anche degli italiani.

«Nel “pattuglione” di venerdì infatti tra i 22 denunciati per invasione di edificio c’era - ha concluso Bruno - anche una giovane coppia di italiani tossicodipendenti, ma ricordo in uno dei servizi dello scorso inverno nel deposito anche un altro italiano sui cinquant’anni, che se non già clochard era certamente sulla strada per diventarlo».

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