Altra sensibilità, altro stile, altra Regione. Altro regalo, se così si viole interpretare. «A Ridracoli, in Romagna, tanto per fare un esempio, la società delle acque responsabile della diga investe ogni anno il 3 per cento dell'utile nei comuni che si affacciano sull'invaso», racconta il presidente del parco dell'Antola Roberto Costa. «Da noi, invece, la Mediterranea acque non ha fatto altro che aumentare le bollette sostituendosi agli acquedotti consortili», sbottano dal pubblico. Tutto qui. Anzi no. Sempre a Ridracoli la società delle acque ha organizzato un servizio di battelli turistici sulle acque del lago per rivitalizzare il territorio mentre sul Brugneto da tempo giace nel cassetto un analogo progetto di navigazione elaborato dal Parco naturale dell'Antola. Uno dei tanti segnali dell'indifferenza in cui vive la Val Trebbia.
Doveva essere un incontro aperto al pubblico e il pubblico ha fatto sentire la sua voce a Torriglia, nella sala della Torriglietta, ieri mattina durante l'incontro dedicato al futuro della Valtrebbia. Un appuntamento che ha visto la partecipazione del caporedattore del Giornale, Massimiliano Lussana, e del direttore del giornale online Ragionpolitica.it, Alessandro Giammoena, insieme ad amministratori locali e cittadini. Tema: passato, presente e futuro della Valtrebbia.
C'era un tempo in cui: «Montebruno contava più di Portofino», ricorda il vice sindaco di Favale di Malvaro (e coordinatore provinciale di Forza Italia) Giovanni Boitano. Tempi in cui «Torriglia era un feudo imperiale, amministrava la giustizia e disponeva di guardie a tutela dei propri confini. Un passato di prestigio e ricchezza», ricorda lo storico (nonché assessore alla cultura del Comune) Mauro Casale. Poi è arrivato Napoleone. Ma non è riuscito a eliminare l'importanza dei comuni della Valtrebbia «visto che - spiega ancora Casale - nella Repubblica Cisalpina ben due senatori provenivano da Torriglia». Dove non è riuscito Napoleone è riuscita però l'ultima Repubblica, quella odierna. È unanime il coro. Come? Con leggi sbagliate e assurde che non tengono in considerazione le esigenze del territorio. Come quando, ricorda Lussana, l'unico negozio di Montessoro, frazione montana di Isola del Cantone, ha dovuto chiudere perché non poteva adeguarsi alla normativa Visco che prevedeva un collegamento in rete con l'anagrafe tributaria. E ora gli abitanti devono percorrere ogni giorno 10 chilometri per fare la spesa. «E poi c'è la normativa che stabilisce un'altezza minima per i negozi di 2 metri e settanta mentre i vecchi edifici contadini sono alti 2 metri e mezzo», gli fa eco il presidente del parco dell'Antola, Roberto Costa.
Un declino economico che non è né scontato né irreversibile. «Si tratta solo di usare il buon senso e far uso della leva fiscale perché equiparare un negozio di una frazione di montagna ad una attività commerciale nel pieno centro di Genova è il modo migliore per strangolare ogni iniziativa economica nella valle», interviene Michele Isola.
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