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Valentino difende la privacy con una boa da sub

nostro inviato a Rimini

Una boa da sub, uno splendido yacht in mezzo al mare, nessuno che riemerge a galla. I due agenti della squadra nautica della questura di Rimini, in sella a due moto d'acqua, davanti a questa scena si avvicinano. Modello della barca a motore: Pershing 56. Pozzetto vuoto, un brusio che arriva dall'interno delle cabine. Distanza dalla costa di Vallugola circa un chilometro. Non ci sono imbarcazioni in vista nell'arco di centinaia di metri. Che si fa? I poliziotti provano a chiamare. C'è qualcuno sicuramente sullo yacht, il parlottio sembra indicare la presenza di più di due persone nelle cabine. Ma non si può mai sapere con una boa da sub seminata nell'acqua e nessun sommozzatore nei dintorni. Vogliono parlare con il proprietario del Pershing. E il proprietario arriva.
Dalla scaletta della "dinette" emerge un ragazzo sui trent'anni o forse anche meno, occhiali gialli a strisce rosse, molti orecchini al lobo, parlantina velocissima. I due poliziotti d'acqua lo guardano in controluce. Ha un viso familiare, la voce è inconfondibile. Lo riconoscono: è Valentino Rossi.
Gli agenti rimangono ad ascoltarlo sulle loro moto, e la circostanza buffa è che sono a bordo di due Yamaha e il dottor Rossi non se ne accorge. Nemmeno loro sul momento fanno il collegamento: siedono su un bolide del mare che è targato Valentino, in pratica. Lui spiega che la boa è lì perché c'è un uomo sott'acqua, c'è da riparare un piccolo guasto al suo motoscafo. Tutto a posto, allora. I poliziotti salutano, Vale pure saluta: «Arrivederci!».
Questa è la scena raccontata al Giornale da chi l'ha vissuta. Ai poliziotti rimane il rimpianto di non averlo fatto salire in moto, mentre a Rimini si sparge uno spassoso pettegolezzo, riportato ieri in prima pagina sul Corriere Romagna: «Valentino difende la propria privacy con una boa da sub». Quel pallone acquatico che ha attirato i poliziotti della squadra nautica, Valentino l'avrebbe ancorato in mare per starsene in santa pace. La boa del sommozzatore è infatti una garanzia di solitudine: tutti si devono mantenere a distanza di sicurezza, nessuna barca si può avvicinare troppo (entro i cento metri) a un uomo in mare che indica la sua presenza. «È l'unico modo per tenere alla larga i curiosi e godermi un po' di relax», avrebbe spiegato Vale con candore, secondo quanto riporta il quotidiano romagnolo. La bandierina in acque libere è in effetti un metodo furbissimo per conquistare la privacy in vacanza quando si è "qualcuno": fingersi sub e crearsi una zona franca intorno.
L'episodio di Valentino Rossi e della boa naturalmente non è di questi giorni (il "Dottore" è a Indianapolis dove domani corre in MotoGp) ma è accaduto quindici giorni fa.

Quell'incontro al largo di Vallugola tra i poliziotti motociclisti d'acqua e il campione delle piste è stato comunque un colpo di fulmine: per Vale arriverà presto l'invito dalla squadra nautica di Rimini a saltare in sella e a imparare come una moto può salvare la vita in mare.

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