Politica

Della Valle alza il tiro su «magliari e banditelli»

Mr Tod’s pronto a crescere al 5% nel capitale di Rcs e a cedere la quota nella banca romana. «Ma alle stesse condizioni dei piccoli azionisti»

Gianni Pennacchi

nostro inviato a Telese (Bn)

Son color panna, le scarpe che portano qui Diego Della Valle, ma chiodate e con la punta avvelenata. Rumorose anche, come l’elicottero dal quale sbarca svegliando l’intero albergo, poi imbarca i Mastella per andare a pranzo da loro a Ceppaloni. Quindi sempre volteggiando torna al Grand Hotel per infine scendere alle Terme e dibattere con Pierlugi Bersani, Enrico Letta, Luigi Abete, Savino Pezzotta, Guglielmo Epifani, Luigi Angeletti. E qui bacchettare Bersani perché i Ds «son troppo morbidi» nei confronti di Antonio Fazio ed elusivi sull’Unipol, elogiando invece il giovane Letta perché promette che «la prima cosa che farà la Margherita quando saremo al governo», a Dio piacendo ovviamente, sarà appunto quella di far saltare la testa del governatore di Bankitalia. Perché l’industriale calzaturiero e componente del patto di sindacato della Rcs (il Corrierone), non ha dubbi: Fazio deve andarsene, e «a casa con un calcio nel sedere» anche «questi quattro banditelli» che tentano di scalare la Rcs. Scarpate su tutti, da Della Valle. Anche sul ministro Roberto Maroni: «In un Paese così allo sbando, si fa fatica a sentire che è Maroni a decidere cosa fa il governatore di Bankitalia. La trovo una cosa scandalosa»; e discutere di modifiche all’assetto di Palazzo Koch gli sembra ridicolo, «parlare di queste cose con Fazio ancora lì, è una presa in giro per gli italiani».
Era giunto a Telese ieri, non solo perché grande amico di Clemente Mastella («sai quanti diessini ho visto, sulla sua barca», punzecchia il leader del Campanile) o perché invitato a dibattere su «ripartenza e finanziaria», ma addirittura per istruire i quadri dell’Udeur nel corso di formazione. Fra tante parole infuocate, Della Valle sceso dall’elicottero ha dato però anche alcune notizie: è pronto a «salire al 5% in Rcs», e valutare «se cedere la quota in Bnl» però a pari condizioni con i piccoli azionisti. Ancora una notizia, potrebbe essere che l’industriale, «pur essendo amico di Romano Prodi», alle primarie del centrosinistra voterà per Mastella. Il resto, è un fiume di contumelie che non sembra sgorgar proprio da un salotto buono, e risuona in verità di accenti esagerati, sprezzanti e venati di razzismo. Con l’intelligenza di opporre al far soldi con le palazzine, l’orgoglioso passato (che Della Valle non dimentica mai di rivendicare) di un padre che vendeva scarpe in bicicletta ai mercati.
Testuale: «Adesso occupiamoci di cose serie, mandiamo a casa con un calcio nel sedere questi quattro banditelli e la gente seria tolga di mezzo le strumentalizzazioni che fanno comodo al momento. Io dico che bisogna stare più attenti nel futuro. Tutto è diventato una barzellettona. Si è cercato di mescolare il vecchio e il nuovo... Abbiamo visto intorno a Rcs una serie di magliari. Abbiamo visto qualche piratello trasformato nel nuovo che arriva e che i cattivi volevano ostacolare. Tutte strumentalizzazioni, stupide e banalissime. I fatti adesso stanno dimostrando, grazie al lavoro della magistratura che va ringraziata per questo, e in nessun modo messa alla berlina, che questo Paese ha bisogno di gente seria».
A calci anche Fazio? Della Valle è più educato ma altrettanto duro: «Quando ho detto che Fazio deve andare a casa non avevo nulla contro la persona, non c’è nulla contro l’uomo. C’è solo un grandissimo rispetto verso l’istituzione che lui rappresenta, perché la Banca d’Italia non è Fazio, è una realtà serissima e lui si è comportato in modo vergognoso... Non ci sono altre possibilità che mandare a casa in tempi rapidissimi Fazio, e di corsa. Perché dopo tutto quello che è successo, un uomo che rimane in quella posizione è un uomo che non ha più la sua lucidità. La riflessione aggiuntiva che faccio, è che forse chi lo ha teleguidato vuole che rimanga lì perché così garantisce anche il futuro degli altri, ma noi dobbiamo garantire all’Italia serietà e rispettabilità, perché poi le imprese trovano da sole la strada della competitività».
In serata la replica di Maroni: «Fortunatamente in democrazia chi fa le leggi è il Parlamento e se Della Valle vuole decidere in prima persona le regole di governo della Banca d’Italia, si faccia eleggere in Parlamento.

Se ci riesce».

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