L’ingresso di Diego Della Valle nel cda di Mediobanca, ipotesi (rilanciata da Repubblica.it ) che da ieri è più concreta che mai, sarà l’ultimo passaggio di un percorso iniziato
dall’imprenditore marchigiano quasi un anno fa,con le prime
scaramucce contro l’ex presidente delle Generali Cesare Geronzi.
«Ultimo » solo in ordine di tempo, perché ne seguiranno altri. Il
punto lo svela al Giornale uno dei grandi soci della stessa Mediobanca:
«I poteri forti esistono dove c’è il denaro e dove denaro e politica
hanno interessi in comune». Ebbene, Della Valle rappresenta un nuovo
potere forte. L’unica vera novità emergente da questi ultimi 5- 10
anni, segnati per un verso dalla crisi economica, per l’altro dal
tramonto di centri di potere quali la Fiat o gli ex monopolisti di
Stato. E a cosa punta Della Valle? Ad avere un ruolo di pivot negli
equilibri finanziari e nel Corriere della Sera .
Dalla sua parte una generazione dimanagerquaranta-cinquantenni, ben salda alla guida di Mediobanca, Generali o Intesa. Chi più coinvolto, come Alberto Nagel o Giovanni Perissinotto; chi meno, ma ugualmente interessato, come Corrado Passera. Contro di lui un pezzo di establishment che si sente minacciato, ormai vicino a passare la mano. Come i «vecchietti arzilli » Geronzi e Giovanni Bazoli: il primo è stato fatto fuori dalle Generali in aprile; mentre il presidente di Intesa è il prossimo obiettivo, già nel centro del mirino insieme con i«gran ciambellani»Piergaetano Marchetti (presidente di Rcs) e Giampiero Pesenti (presidente del patto di sindacato di Rcs).
Colpevoli, i tre, di ostacolare in ogni modo le aspirazioni di Dieghito nei confronti di Rcs e della gestione del Corriere , i cui titoli, da anni, sono quanto di meno interessa sul listino di Piazza Affari. Si diceva di denaro e politica. Della Valle è un imprenditore che incarna l’Italia che funziona, produce e cresce in tutto il mondo:la Tod’s la conoscono tutti, ma forse non tutti sanno che su 800 milioni che fattura ne guadagna 110, dando lavoro a 3.200 persone che, solo 3 anni fa, all’inizio della crisi economica mondiale, erano poco più di 2.400. E questa è la chiave che gli ha aperto da tempo le porte dei consigli che contano, dalle Generali a Rcs alla stessa Mediobanca, di cui è azionista da tempo. Dall’altro lato Mr Tod’s fa squadra con personaggi di grande peso politico e istituzionale, come Luca di Montezemolo o Luigi Abete.
Ma sarebbe sbagliato pensare a un disegno fin troppo scontato: Montezemolo in politica e Abete in Confindustria. Magari succederà proprio così, ma non è per forza questo l’interesse «politico» dell’imprenditore e finanziere Della Valle. L’obiettivo è più ampio e riguarda il generale rinnovamento dell’establishment nazionale, attraversol’abbattimentodegliequilibri esistenti, sostituiti da un più diretto controllo delle imprese da parte di chi ci mette i soldi (gli azionisti) e di chi le deve gestire (i manager).
Così, dopo lo stop a crescere in Rcs imposto dal trio Bazoli, Pesenti e Marchetti, con il blitz agostanorivelato a sorpresa dal quotidiano Finanza & Mercati , Della Valle è salito dallo 0,48 all’1,9% di Mediobanca, mettendo sul piatto 70 milioncini di euro in 2-3 giorni, con un’operazione non certo sgradita a Nagel (ad di Piazzetta Cuccia), che ora gli permette di chiedere una poltrona in cda, magari proprio al posto di Jonella Ligresti, figlia di Salvatore. Non a caso rappresentante di un altro di quei centri di potere (il gruppo Fondiaria Sai) sul viale del tramonto.
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