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Van Nistelrooy, gol e «ombrello» Ma la Spagna non esulta con lui

Fa discutere il gesto dell’olandese, ultima follia dei campioni dopo una rete. Polemici i giornali: «Perché?». Ma lui non si scusa: «Che avete capito? Ero felice...»

Si vede che il Real Saragozza quando mette piede al Bernabeu eccita.
Una stagione fa, medesima situazione, Fabio Capello sommerso dai fischi dei tifosi mostrò il suo medio. Domenica Ruud Van Nilstelrooy si è esibito nel corte de mangas, il popolare gesto dell’ombrello, subito dopo la sua rete che al 20’ del secondo tempo sbloccava il risultato. E così ecco che si è scatenata la pruriginosa domanda: «A chi?».
L’olandese a fine gara era stupito, non ricordava, poi gli hanno spiegato che era stato ripreso e girava come una giostra su Internet, allora ha detto: «Non so voi cosa abbiate capito, ma il mio era un gesto di esultanza e di allegria». Ma dai, e Marca che si perde a chiedersi a chi fosse rivolto, e perché e percome. Invece è stato un gesto di esultanza, fatto da uno dei calciatori ritenuti modello di comportamento dell’intera Liga, un innocuo gesto come mille altri che ci siamo ormai abituati a vedere sui campi di calcio: anche Baldini ebbe un gesto di esultanza il primo giorno di lavoro e lo volle dedicare a Di Carlo. E poi si potrebbero ricordare altri cento gesti di esultanza, così in ordine sparso, a memoria: la zuccata di Zidane, le quattro dita di Totti alla Juve, la mitragliata di Batigol, l’invito di Trezeguet alla dirigenza, Fowler che sniffa la riga laterale, il braccio teso di Di Canio e il pugno chiuso di Zampagna, il suggerimento al ct di Chinaglia, il segno della croce di Boruc sotto la curva dei Rangers, insomma un ginepraio di segni convenzionali di esultanza e allegria sui campi di calcio di tutto il mondo e noi ingenui ogni volta a stupirci. E a chiederci cosa avrà mai spinto l’olandese a fare quel gesto.
Poi magari scopri che è anche lui un giocherellone come quel matto di Craig Bellamy che prese a mazzate John Arne Riise, suo compagno al Liverpool, durante un dorato ritiro in Portogallo.
I due avevano avuto un litigio durante l’allenamento e sembrava morta lì, poi invece, un attimo prima di coricarsi, Bellamy raggiunse Riise e lo aggredì con una mazza da golf sulla porta della camera dell’albergo che ospitava i reds. La domenica successiva, dopo un gol, Bellamy festeggiò con il gesto di uno swing e tutti credettero di aver capito. Invece i bookmakers avevano aperto le puntate su quella sua possibile esultanza, e quel mattacchione di Bellamy aveva puntato forte su se stesso.

Il suo fu proprio un gesto di esultanza.

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