Vanno incontro ai killer ripresi dalle telecamere

Vanno incontro ai killer ripresi dalle telecamere

Un tragico film, sviluppato su due piani sequenza paralleli. Da una parte Massimiliano Spelta e la moglie, escono di casa, salgono su una Bmw, prendono l'aperitivo, si incamminano in via Muratori. Dall'altra due uomini in scooter si aggirano lungo le strade di Milano, battendo tutti i ritrovi abituali dei due coniugi. Fino a quando la loro moto imbocca la strada dell'incontro mortale. Fuori campo la spietata esecuzione, qualche fotogramma più in là, una donna attraversa la strada, attirata dai colpi, poi ancora lo scooter con i due assassini sfrecciare via. Ecco raccontate in poche sequenze, estrapolate da ore di filmati, le varie fasi dell'omicidio. Era l'11 settembre 2012, la città veniva sconvolta da un brutale duplice omicidio come non si vedeva da anni. Spelta, 43 anni, viene abbattuto a colpi di pistola in una strada piena di locali e ristoranti, frequentatissima quella sera alle otto. Non si salva la giovane moglie dominicana Carolina Suleini Payano Ortiz, 21 anni, che stringe in braccio la figlioletta di un anno e mezzo, miracolosamente illesa in quel fischiare di pallottole. «Sono stato ben attento a non colpirla» dirà poi Mario Mafodda, 54 anni, l'assassino reo confesso che chiamerà in causa il complice, Carmine Alvaro, 41 anni. Sul movente del delitto pochi dubbi fin dall'inizio: quel mezzo etto di cocaina trovato a casa dei coniugi e il pendolarismo con Santo Domingo, rendono il quadro subito chiaro. I due avevano iniziato un discreto traffico di droga dall'isola caribica, ma avevano «sbagliato» qualche mossa. Errori pagati poi con la vita. Più difficile invece inchiodare gli assassini. Dall'analisi del cellulare di Spelta tuttavia si riesce a restringere la rosa a pochi soggetti criminali. Il sospettato numero 1 è appunto Mafodda, calabrese, trafficante di droga di una certo spessore. Per un anno finirà sotto intercettazione telefonica e ambientale senza emettere un fiato sul delitto come, pedinato giorno e notte, non farò una mossa sbagliata. Non è tuttavia l'unica pista da seguire, ci sono anche le immagini delle tante telecamere sparse per le vie della città. E qui sta il lavoro davvero improbo degli investigatori della mobile. Catturati i fotogrammi chiave che immortalano Mafodda e il complice sul luogo del delitto, a cerchi concentrici sempre più ampi vengono raccolte mille altre registrazioni cercando di individuare vittime e carnefici nei loro spostamenti. Ore e ore davanti a un video, ma alla fine ecco tutto il film del delitto.
E del film ha anche il ritmo narrativo. Su due binari paralleli scorrono i movimenti di vittime e carnefici. Spelta, Carolina e la bimba escono dall'abitazione di via Mecenate 84, salgono in auto, girano per la città, entrano in un bar, prendono l'aperitivo. Dall'altra la «caccia». Mafodda e Alvaro vogliono vendicarsi di Spelta, perché hanno comprato un chilo e mezzo di cocaina, non lo vogliono pagare perché di pessima qualità e lui li sta minacciando.

Battono per quasi quattro ore le strade e i locali solitamente frequentati da Spelta e dalla moglie. Alla fine il tragico incontro: otto colpi di pistola, i due cadono a terra in una pozza di sangue, la bimba incolume piange terrorizzata. Infine la fuga mentre accorrono i primi passanti.

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