D icono che siamo di fronte a una manovra equa. Sarà, a noi sembra più una manovra Equitalia, cioè da esattore delle tasse. Tasse sulla casa, sui consumi, sui beni finanziari, sulle barche, sulle auto di lusso e altro ancora (vietate spese in contante sopra i mille euro). Ma guai a chiamarla patrimoniale. Mario Monti, presentando ieri sera la sua manovra, ha giocato con le parole e con una retorica un po pretesca, stando attento a non irritare i partiti che dovranno sostenerlo in Parlamento. Il centrodestra è riuscito a portare a casa che lIrpef non si ritocca allinsù, la sinistra ha ottenuto una tassa aggiuntiva sui capitali scudati (odiosa perché annulla un precedente patto tra lo Stato e i cittadini). Ma il risultato non cambia. I sacrifici sono grossi, tanto che nellannunciare quelli di sua competenza (riforma delle pensioni), la ministra Fornero si è messa a piangere. Che dire, se piange il governo, figuriamoci cosa dovremmo fare noi lavoratori contribuenti.
Per indorare la pillola, la declinazione dei sacrifici è stata preceduta dallannuncio di tagli alla casta della politica. In sintesi, le Province verranno ridotte al lumicino, non saranno più organi di governo (dieci consiglieri, nessuna giunta) e le poltrone di enti pubblici non costituzionali non saranno più retribuite. Nessuna parola sul Parlamento, forse per evitare di inimicarsi deputati e senatori.
Al centrodestra questa manovra ovviamente non piace e di incentivi allo sviluppo se ne vedono ben pochi. Ma se non è ancora più punitiva per il ceto medio italiano forse lo si deve proprio al fatto che il Pdl ha accettato di sostenere il tentativo del governo Monti per condizionarne alcune scelte. È quindi probabile, anzi certo, che Alfano darà lindicazione ai suoi di votare la fiducia che Monti chiederà in aula nei prossimi giorni. Il che non è propriamente un sì ai singoli provvedimenti, ma un secondo via libera al governo dei tecnici in attesa di vedere la prossima ondata di provvedimenti, tra i quali la riforma del mercato del lavoro.
Se il centrodestra non ride, a sinistra si piange.
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