Maria Vittoria Cascino
Vasco Rossi oggi a Santa Margherita Ligure per ricevere il Premio «Fernanda Pivano». Alle 18, nel parco di Villa Durazzo. Dalle mani della sua amica "Nanda" la targa dello scultore Arnaldo Pomodoro, che la scossa rock all'evento letterario clou della stagione 2006 s'aggancia ai quei valori di libertà e pace che il premio insegue. Promosso da «Tigullio Events» e Comune, sostenuto dal Gruppo Albergatori di Santa Margherita, e già consegnato nei giorni scorsi all'attrice Mariangela Melato e allo scrittore superblogghista Roberto D'Agostino, raggiunge anche Blasco. È l'approccio trasversale che individua la traccia comune in personaggi differenti. Che costruiscono un pezzo di mondo socio-cultural-artistico personalizzando i loro strumenti.
Il «Fernanda Pivano», peso mica da mica da ridere, viene attribuito a personaggi dello spettacolo che abbiano sottolineato nelle loro opere i valori di libertà e pace. Quelli inseguiti da lei con la penna e negli scrittori per anni. A inventarsi il Premio la giornalista Fiorella Minervino e Marco Delpino, direttore artistico dell'evento e uomo della «Tigulliana». Altra intuizione doc, che ha progettato un contenitore formidabile per catalizzare cultura. Vasco incontra Fernanda. Vasco non canta. Oggi Vasco prova a raccontarsi. Che vicino ha quegli amici «d'amorosi sensi» che ti fanno stare bene. Niente palco, niente luci, il delirio è rimandato. Solo l'intimità del parco e la parola a sottolineare l'appuntamento.
Musica, letteratura, arte e vita per dialogare e confrontarsi negli approcci di obiettivi condivisi. La folla a spingere per il Vasco di generazioni che incontra la Pivano della beat generation. Lei, scrittrice-traduttrice che ha inciso solchi sulla nostra percezione del fermento letterario del Novecento americano. Che ci ha messo di traverso Jack Kerouak perché dalla strada altre sono le ragioni del mondo e le spiegazioni del vivere. Questioni di prospettiva. Questioni di viaggi a zig zag per leggersi. Allora in America, dopo ovunque. Che il salto va fatto per acquisire coscienza.
È lo scandalo, la rottura che porta il nuovo. Pivano lo ha interpretato al massimo, Vasco al massimo ci andava già in quel Festival di Sanremo che fece drizzare i capelli all'Italia-buoni-sentimenti. La voce calda a raccontare pezzettini di vita, stacchi cinematografici e follie dell'anima in un microcosmo rockettaro che diventa paradigma di esistenze. Provocatorio e strascicato. Ma accidenti che solchi su quella terra di confine. Che i giovani di allora sono i fans mica nostalgici di oggi. Stessi binari, espressioni differenti e messaggi che fluttuano circolari. Non è un caso che all'incontro partecipi anche don Andrea Gallo della Comunità San Benedetto del porto di Genova. L'altro amico di Vasco. Che il prete da marciapiede «pace e libertà» la sconta sulle strada con i suoi. Da anni.
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