Il vate di Santoro? Inaffidabile per i giudici

Rigettata la richiesta dell’accusa di ammettere Massimo Ciancimino come teste nel processo Dell’Utri. Silenzio a sinistra: i siti dei giornali non parlano della bocciatura per il grande accusatore di Berlusconi. Con le sue "verità nascoste" era diventato un oracolo per "Annozero" e "il Fatto"

Il vate di Santoro? Inaffidabile per i giudici

Dall’altare alla polvere. Da oracolo di Santoro&C, che da quando ha tirato in ballo Berlusconi lo coccolano neanche fosse una star, ai giudici che lo sbugiardano e che neanche vogliono ascoltarlo in aula, perché, la carta dei verbali canta, ritengono che sia «contraddittorio», «generico», alquanto «confuso»: in una parola, inattendibile.
Non piace, ai «fedeli» di Massimo Ciancimino, ai paladini del giustizialismo alla Santoro, alla D’Avanzo, alla Travaglio, la parabola discendente del vate. Lo «schiaffo» dei giudici di Palermo al figlio del sindaco mafioso del capoluogo siciliano che da due anni cerca disperatamente di accreditarsi come collaboratore a tutto campo - la mafia, la trattativa post stragi ma anche la strage di Ustica, il rapimento di Aldo Moro e Gladio - non è andato giù ai pasdaran dell’anti-berlusconismo. La dimostrazione? Il quasi silenzio, a proposito della bocciatura di Massimo Ciancimino da parte dei giudici, sugli stessi siti internet che appena un mese fa l’hanno osannato, perché dalla platea di un processo che nulla c’entra con Berlusconi e Dell’Utri (quello in corso a Palermo contro il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995) ha proclamato che Forza Italia è frutto della trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del ’92.
Foto, riflettori accesi, interviste a destra e a manca appena qualche settimana fa per Massimo, l’eroe di talk show e paladino dell’antimafia. Ieri, invece, nulla o quasi. Niente sul sito internet dell’Unità, nulla su quello del Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, che l’11 febbraio scorso gli ha dato spazio per un’ampia intervista (firmata da Beatrice Borromeo), per pontificare che papà don Vito diceva sempre che «Berlusconi prima o poi sarebbe caduto sul DPF. Cos’è? I suoi punti deboli: Dell’Utri, Previti e le Femmine». Pochissimo, giusto un titolino, sul sito di Repubblica, nascosto in fondo alle notizie della home page. Eccolo: «Processo Dell’Utri, non ci sarà Ciancimino junior. Il senatore è accusato di concorso in associazione mafiosa. No dei giudici all’istanza di ammissione della deposizione. Era stata presentata dal Pg». Dove sia finita la motivazione del no dei giudici, la bocciatura di quello che da mesi viene spacciato per l’uomo della Provvidenza che sta raccontando la verità sul dopo stragi e non solo, non è dato sapere. Più equilibrato il Corriere della Sera, che ha sintetizzato così sul sito internet il rigetto: «Processo Dell’Utri, no a Ciancimino. “Testimonianza non necessaria”». Nulla, on line, sulla Stampa.
E già, si capisce. Per i fan di Ciancimino, per i «fedeli» che lo osannano come novello oracolo, l’ordinanza dei giudici del processo Dell’Utri, che in otto pagine hanno smontato mesi di vaticinii, è stata un mezzo colpo. È triste la caduta degli eroi. E tale, per certa sinistra giustizialista di casa nostra, è diventato ormai da un po’ Massimo Ciancimino, l’uomo chiave in grado di rivelare i misteri nascosti delle stragi, l’ospite da contendersi nei talk show.
Quando, a ottobre, si sono aggiudicati il debutto televisivo in pompa magna, di Massimo Ciancimino Santoro&C hanno intitolato la puntata di Annozero, «Verità nascoste». «Verità», non a caso, perché solo verità, secondo loro, racconta l’oracolo, soprattutto da quando ha tirato fuori i nomi - con un anno e mezzo di ritardo, come ben hanno fatto notare ieri i giudici - di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi.
È andato due volte, ad Annozero, Massimo Ciancimino, a ottobre e a dicembre, a commentare le dichiarazioni al processo Dell’Utri di Gaspare Spatuzza. Trattato da vate, ascoltato con attenzione quasi che quelle da lui propalate fossero verità indiscutibili. Quelle stesse verità indiscutibili che i giudici adesso hanno smantellato. Le hanno smontate nel merito, sottolineando «l’irrisolta contraddittorietà» che talora le caratterizza. E le hanno polverizzate anche nel metodo. Perché ai giudici non è affatto sfuggita la «progressione» delle dichiarazioni rese a proposito di Dell’Utri, di Milano2, di Forza Italia e quindi del premier.

«Soltanto il 20 novembre 2009 – si legge nell’ordinanza – dunque oltre un anno e cinque mesi dopo le iniziali generiche dichiarazioni riguardanti il Dell’Utri, Ciancimino ha affermato per la prima volta di essere personalmente a conoscenza di pretesi rapporti diretti e molto stretti del Dell’Utri con Provenzano». E invece, è la conclusione del giudici, in realtà non sa: non sa di Dell’Utri, di Berlusconi, di Milano2. L’oracolo, il vate, secondo loro, è un grande bluff.

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