Al Vaticano il Laocoonte di Tiberio

La storia di Laocoonte è nota a tutti coloro che a scuola hanno studiato la guerra di Troia: sacerdote di Apollo, protettore dei Troiani, Laocoonte intuì che il cavallo di legno che i Greci avevano abbandonato davanti alla città nascondeva un inganno. Ed ecco che Poseidone, divinità marina favorevole ai Greci, inviò due serpenti marini a uccidere Laocoonte e i suoi due figli.
Il mito riappare in Virgilio che ne narra per esteso la vicenda. Probabilmente una prima versione della statua fu scolpita in un’epoca anteriore anche se quella ora esposta ai Musei Vaticani fu certamente eseguita in età romana, forse da un originale greco in bronzo. Il gruppo ora esposto in Vaticano nella mostra dedicatagli dev’essere stato scolpito a Rodi, agli albori del I secolo per commissione di Tiberio che per molti anni fu governatore dell’isola prima di diventare imperatore.
È noto che Tiberio era un grande conoscitore della scultura greca e un appassionato collezionista e che, eletto imperatore, ornò con le più belle statue greche molti templi ed edifici pubblici. Fra questi la grotta di Sperlonga nella quale ordinò ai tre scultori Agesandro, Athenoro e Polidoro di Rodi di narrare in un complesso monumentale le storie di Ulisse. Un’iscrizione rivela che i tre scultori furono anche gli autori del gruppo del Laocoonte.
La statua fu trasportata a Roma ove certo per la sua magnificenza e per la sua imponenza dovettero vederla tutti i romani, fra i quali anche Virgilio e Plinio il Vecchio che ne accenna più volte. Fu poi esposta al Colle Oppio dove venne riscoperta solo nel 1506. Si sa per certo che al momento del suo rinvenimento era presente Giuliano da Sangallo in qualità di consigliere per le opere d’arte del Vaticano. Acquistata da Giulio II segnò anche l’inizio delle collezioni pontificie, celebrazione a cui sono state intitolate numerose manifestazioni che, culminando con la rassegna sul Laocoonte, annoverano tra l’altro la mostra in corso «Petros eni/Pietro è qui», dedicata alla fondazione della Patriarcale Basilica (Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano).


Più volte restaurato, ora nel cinquecentesimo anniversario dal ritrovamento, Laocoonte è stato presentato al pubblico assieme ad un nutrito numero di repliche: fra cui due stupendi disegni di Rubens, un’incisione del Goltzius, una copia del Primaticcio oltre ai fogli di Raffaello, alle opere di Marcantonio Raimondi e alle bellissime copie del Sansovino e del Bernini.

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