Francesca Angeli
da Roma
Via libera a un confronto in Parlamento sul testamento biologico mentre sulleutanasia lo scontro è ancora aperto. E la Chiesa ammonisce: non sia un cavallo di Troia per aprire le porte alla dolce morte che «è sempre un assassinio». La politica cerca la strada giusta da percorrere, se cè, per affrontare i temi della vita, del dolore, del diritto alle cure e del diritto a rifiutarle. Un percorso impervio ma che sia la maggioranza sia lopposizione ritengono a questo punto inevitabile da intraprendere. Lappello lanciato dal malato di sclerosi Piergiorgio Welby e il successivo intervento del capo dello Stato Giorgio Napolitano hanno imposto unaccelerazione su un tema in realtà già molto sentito, visto che tra Camera e Senato sono ben otto i disegni di legge presentati sullargomento e tutti rigorosamente bipartisan. Sarà Palazzo Madama ad avviare per primo il dibattito con una serie di audizioni. Il primo passo, dice Ignazio Marino dellUlivo, presidente della Commissione sanità del Senato, «per arrivare poi a un dibattito parlamentare su una legge necessaria: quella sul testamento biologico». Per Marino, scienziato cattolico «con una legge che permette la rinuncia allaccanimento terapeutico si ridimensionerà il problema delleutanasia».
Sul testamento biologico sono disponibili a discutere Gianfranco Fini, presidente di Alleanza nazionale, e il leader della Margherita, Francesco Rutelli. Ugualmente contrari invece a parlare di eutanasia. «Norme che consentono di dare la morte o darsi la morte sono inaccettabili - dice Fini -. Diverso il discorso sullopportunità anche in Italia di una legge sul testamento biologico anche per evitare il cosiddetto accanimento terapeutico. Posizione vicina a quella di Rutelli che dice sì ad un dibattito «per migliorare la legislazione» ma certamente non sulleutanasia. Anche per il vicepresidente della Camera, Pierluigi Castagnetti «il legislatore deve fermarsi prima della soglia estrema della morte procurata». E pure il segretario ds, Piero Fassino, è molto cauto: «Non si tratta certo di consentire a qualcuno di dare la morte a qualcun altro», dice Fassino. Ma dalla Quercia si levano voci contrastanti come quella della senatrice Vittoria Franco che dice sì al testamento biologico ma ricorda che «leutanasia è una questione diversa e lo Stato non può avere un atteggiamento di imposizione totale, in violazione del diritto all'autodeterminazione».
Intanto dal Vaticano arriva il monito del ministro della Salute di Benedetto XVI, Javier Barragan. Leutanasia «è un cammino di morte» e per la Chiesa attiva o passiva resta un assassinio. Barragan invita anche i parlamentari cattolici a restare coerenti ai principi del Vangelo. Parole che provocano la reazione dei radicali. Rocco Berardo, vice segretario dellassociazione Coscioni e membro della direzione nazionale della Rosa nel pugno parla di «prova di forza del Vaticano».
Certamente il confronto parlamentare non sarà facile perché le proposte di legge già depositate sono molto distanti fra loro. Quella della Lega prevede espressamente il divieto di eutanasia attiva e passiva. Sulla sponda opposta la proposta di Rifondazione che formalizza linterruzione volontaria della sopravvivenza stabilendo il diritto di ciascun individuo di scegliere di porre fine alla propria vita in caso di malattia con prognosi infausta e in fase terminale.
Più sfumata la proposta di Ulivo, verdi, comunisti e Rosa nel pugno che comunque prevedono la depenalizzazione delleutanasia che può essere chiesta da una persona «in stato di malattia terminale, gravemente invalidante e irreversibile, causa di sofferenze fisiche o psichiche insopportabili e senza prospettive di miglioramento». Proposta inaccettabile per i cattolici della Margherita.
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