La prima "arcivescova" di Canterbury crea problemi e opportunità per il Papa

La nuova primate anglicana complica il dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica. E i fedeli in fuga potrebbero guardare a Roma

 BEN STANSALL/AFP via Getty Images
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La scelta di Sarah Mullally come nuovo arcivescovo anglicano di Canterbury e dunque primate della chiesa nata dallo scisma del 1534 è una notizia importante anche per la Chiesa cattolica. La prima donna ad assurgere a questo ruolo, infatti, rende più bollente il dialogo ecumenico tra le due Chiese in una fase storica in cui la Santa Sede deve fare i conti con le pressioni dei settori interni più progressisti che vorrebbero aprire il varco all'ordinazione femminile partendo dal diaconato.

Le implicazioni

All'annuncio della nomina di re Carlo III, la Santa Sede ha inviato una formale dichiarazione di congratulazioni per bocca del prefetto competente, il cardinale svizzero Kurt Koch che presiede il dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. Il porporato ha inviato i “migliori auguri della Chiesa Cattolica” ma non ha nascosto l'esistenza di "tensioni occasionali". La scelta della vescova Mullally è l'epilogo di un percorso iniziato col via libera all'ordinazione femminile arrivato nel 1992 dal sinodo anglicano e che due anni più tardi ha aperto le porte alla prima "sacerdotessa". Nel 2014 il "sì" anche alle donne vescovo, una soluzione appoggiata dagli ultimi due arcivescovi anglicani di Canterbury: Rowan Williams e Justin Welby. Questa novità interesserà indirettamente anche Leone XIV che alla prossima celebrazione ecumenica si troverà a co-presiedere proprio con la vescova Mullally. Un'immagine che farà sicuramente discutere e che probabilmente verrà utilizzata dai sostenitori del diaconato femminile.

Fuga da Canterbury

La nomina di Mullally - sostenitrice di una linea pro-choice sull'aborto e molto favorevole alle benedizioni delle coppie omosessuali - sta provocando un nuovo scossone all'interno della comunione anglicana. Di recente proprio la questione delle benedizioni arcobaleno aveva provocato una rottura tra la Chiesa d'Inghilterra e le Chiese anglicane d'Africa dove i contrari restano la maggioranza. La leadership spirituale ora affidata ad una donna in un'istituzione religiosa che nel 1992 approvò l'ordinazione femminile per soli due voti potrebbe provocare ulteriori fuoriuscite. La frattura era emersa anche con l'elezione ad arcivescova anglicana del Galles di Cherry Vann, una donna omosessuale dichiarata.

La posizione di Roma

La debolezza della Chiesa anglicana ha portato in questi decenni diversi membri del clero e fedeli a guardare con interessa al cattolicesimo. Benedetto XVI se n'era accorto e nel 2009 emanò la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus sull’istituzione di ordinariati personali per l’accoglimento degli anglicani che “più volte e insistentemente” avevano chiesto “di essere ricevuti, anche corporativamente, nella piena comunione cattolica e questa Sede Apostolica ha benevolmente accolto la loro richiesta”. Nel 2011 venne così eretto l’Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham competente per Inghilterra e Galles e che ha permesso di accogliere nella Chiesa cattolica gli ex anglicani desiderosi di mantenere il loro patrimonio liturgico ma ormai a disagio nella Chiesa d'Inghilterra. Questo ha consentito anche l'ordinazione sacerdotale di uomini sposati. Dopo la notizia di Mullally come arcivescova di Canterbury, c'è la possibilità che diversi anglicani guardino proprio all'ordinariato per allontanarsi dalla confessione nata dallo scisma del XVI secolo e per entrare in comunione con Roma.

I sospetti principali si dirigono verso gli evangelici africani e gli anglo-cattolici, ovvero i gruppi più conservatori che potrebbero essere attratti dalla Chiesa cattolica se questa non dovesse aprirsi ad istanze progressiste.

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