Traditionis custodes verrà ricordato come uno dei provvedimenti più discussi del pontificato di Francesco. Il motu proprio del luglio 2021 con cui Bergoglio ha abrogato la liberalizzazione della cosiddetta messa in latino concessa nel 2007 da Benedetto XVI ha provocato polemiche e divisioni all'interno della Chiesa, finendo per essere contestato non solo dai cattolici tradizionali ma anche da una maggioranza convinta che quelle restrizioni fossero inutili. C'era molta attesa su ciò che avrebbe fatto Leone XIV su questa materia così delicata. Sei mesi dopo l'elezione di Prevost, il Papa che si è presentato ai fedeli per unire la Chiesa, si comincia a comprendere quale sarà il suo approccio.
La rivelazione
Il futuro della messa tridentina, ancora una volta, passa dal Regno Unito. Giovedì scorso Damian Thompson, editorialista del The Spectator e autore del podcast Holy Smoke, ha reso pubblica la voce secondo cui "Leone concederà una proroga della messa in latino a qualsiasi vescovo d'Inghilterra e Galles che ne faccia richiesta" chiarendo che il "Nunzio ha informato i vescovi, molti dei quali hanno già ottenuto l'autorizzazione per le messe tridentine nelle loro diocesi". E in effetti è una ricostruzione che risulta anche a IlGiornale.it. Una fonte britannica ci ha infatti confermato che il nunzio apostolico monsignor Miguel Maury Buendía ha dato notizia dell'allentamento sostanziale delle restrizioni nel corso della riunione plenaria autunnale della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. A Hinsley Hall il rappresentante della Santa Sede ha confidato ai vescovi locali che il Papa, pur non abrogando per il momento Traditionis custodes, ha intenzione di concedere ampie esenzioni dalle restrinzioni a chi ne farà richiesta. Nella pratica, il contenuto del motu proprio - che era stato ulteriormente aggravato da documenti successivi del dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti - verrà dunque depotenziato.
Vincitori e vinti
Una sconfitta per la linea del titolare di questo dicastero, il cardinale Arthur Roche che è anche britannico. Prevale, invece, la linea del buon senso adottata sin dal luglio 2021 dal suo eterno "rivale", il cardinale Vincent Nichols che è ancora arcivescovo di Westminster nonostante abbia da poco compiuto 80 anni. La permanenza di questo prelato in una sede così prestigiosa, specialmente in una fase di frizioni all'interno di una Chiesa in cui l'attaccamento alla liturgia antica è molto diffuso, ha rappresentato una garanzia di un certo equilibrio che altrove non c'è stato. Ora Nichols, che ha superato da tempo i 75 anni canonici per il ritiro di un vescovo diocesano, potrebbe lasciare senza problemi Westminster. Fonti britanniche ci riferiscono che nella terna della successione potrebbero esserci già i nomi di Richard Moth, Bernard Longley e John Wilson. La decisione di Leone di archiviare il pugno duro contro le comunità tradizionali dà sollievo ad una parte dell'opinione pubblica britannica che due anni fa si era apertamente schierata con una lettera pubblicata sul Times per chiedere a Francesco di fermare eventuali nuove restrizioni alla celebrazioni in Vetus Ordo. Un'iniziativa che ricalcava quella fatta nel 1971 sempre sul Times da una serie di scrittori famosi tra i quali spiccava il nome di Agatha Christie. La decisione di Leone fatta filtrare dal nunzio nel Regno Unito con ogni probabilità non si limiterà alle diocesi britanniche, ma diventerà la norma anche nel resto del mondo. Possono tirare un sospiro di sollievo i fedeli di orientamento tradizionale, anche se non mancherà qualche deluso per la mancata abrogazione di Traditionis Custodes.
Buone notizie
Per il mondo della tradizione cattolica quella riferita dal nunzio ai vescovi d'Inghilterra e Galles non è stata l'unica buona notizia della settimana.
Il Tribunale di Imperia, infatti, ha riconosciuto la fondatezza del ricorso presentato dal popolare blog Messainlatino.it contro l'oscuramento subìto lo scorso luglio e che aveva provocato un'ondata di solidarietà nelle comunità virtuali affezionate alla messa tridentina.