"Mai abrogata". Così Benedetto XVI ha salvato la Messa in latino

Nel 2007 Ratzinger promulgò il Motu proprio summorum pontificum che "liberalizzò" la Messa in latino. Il perché di quel gesto

"Mai abrogata". Così Benedetto XVI ha salvato la Messa in latino

"Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat juventutem meam". I fedeli inginocchiati bisbigliano le parole in latino. Tra le panche, consumate dal tempo, ci sono donne, bambini, uomini e anziani. Tutti invocano, indipendentemente dalla loro età, il Dio che rende lieta la loro giovinezza. L'incenso si espande tra le mura della chiesa. Il sacerdote è voltato di spalle, fa vedere il proprio viso solamente in rari momenti. Non è lui il centro. Su quell'altare, infatti, si sta compiendo un Sacrificio. Incruento, ma pur sempre un Sacrificio. È il figlio di Dio che, sotto le spoglie dell'Eucarestia, continua a venire sulla Terra. In anima, corpo, sangue e divinità. Ad accompagnare gli uomini. A prenderli per mano soprattutto quando cadono. "Sarò con voi fino alla fine dei tempi". È l'inizio del rito. Della Messa, almeno per come è stata celebrata fino alla fine degli anni Sessanta. La Messa in latino che, con il documento Motu proprio Summorum pontificum del 2007, Benedetto XVI ha affermato non esser mai stata abrogata. Dopo decenni di clandestinità, quella Messa ritrovava piena cittadinanza all'interno della Chiesa. Era il 2007. Quella Messa, che per secoli aveva commosso milioni di fedeli, era ancora valida.

Paul Claudel si convertì proprio quando, entrando nella chiesa di Notre-Dame di Parigi per assistere alla Messa di Natale, venne rapito dal canto del Magnificat. Anche allo scrittore maledetto Joris-Karl Huysmans accadde qualcosa di simile. Si atteggiava da dandy, scrisse romanzi tremendi e affascinanti che ruotavano attorno al tema del satanismo (L'abisso) e poi Controcorrente, il manifesto del decadentismo. Dopo aver letto questo volume, il suo amico Jules Amédée Barbey d'Aurevilly, affermò che Huysmans poteva fare solo due cose: puntarsi una pistola alla tempia oppure gettarsi ai piedi della croce. Joris-Karl scelse la seconda opzione. Si convertì al cattolicesimo e si ritirò in monastero. Aveva toccato l'abisso, era andato controcorrente, ma alla fine di tutto si era messo in cammino. E aveva trovato casa. Un altro autore decadente come Oscar Wilde era affascinato dalla ritualità e dall'immagine della Chiesa, che descrisse così, durante un pellegrinaggio a Roma: "Quando vidi il vecchio bianco Pontefice, successore degli apostoli e padre della cristianità, portato in alto sopra la folla, passarmi vicino e benedirmi dove ero inginocchiato, io sentii la mia fragilità di corpo e di anima scivolare via da me come un abito consunto e ne provai piena consapevolezza". Anche lui - dopo aver provato l'esperienza del dolore, della sofferenza e del carcere - si inginocchiò ai piedi della Croce.

L'elenco dei convertiti grazie a quel rito, che non è forma ma sostanza, potrebbe andare avanti all'infinito. Non solo con le storie dei grandi. Ma anche con quelle di tanti piccoli peccatori che, sentendosi piccoli di fronte all'Eterno, hanno ceduto a Dio. Benedetto XVI fu chiaro sul perché decise di riportare in auge la Messa in latino. Innanzitutto, scrisse, perché "non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, restò sempre permesso". E poi perché: "Guardando al passato, alle divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo, si ha continuamente l’impressione che, in momenti critici in cui la divisione stava nascendo, non è stato fatto il sufficiente da parte dei responsabili della Chiesa per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità; si ha l’impressione che le omissioni nella Chiesa abbiano avuto una loro parte di colpa nel fatto che queste divisioni si siano potute consolidare. Questo sguardo al passato oggi ci impone un obbligo: fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente". Il riferimento di Benedetto XVI è in particolare alla Fratenità san Pio X, fondata da monsignor Marcel Lefebvre all'indomani del Concilio Vaticano II. L'obiettivo di Ratzinger, fin dall'inizio del suo pontificato, fu quello di riammettere i "tradizionalisti" nella Chiesa.

Per questo revocò ai vescovi "ribelli" la scomunica che era stata loro inflitta da Giovanni Paolo II. Non ci riuscì. Ma fu un passo chiaro verso quella continuità che Benedetto XVI vedeva nella storia della Chiesa. Che non prevede rotture. Ma solo evoluzioni.

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