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Prima la messa di Natale, poi la benedizione Urbi et Orbi di Papa Leone: "Respingere l'odio. Chi non ama il prossimo non può amare Dio"

Papa Leone XIV celebra il Natale invitando all'amore fraterno. Prima messa papale del giorno dal 1994. Nell'omelia denuncia le sofferenze a Gaza e nei conflitti, poi lancia un appello per la pace in Ucraina

Prima la messa di Natale, poi la benedizione Urbi et Orbi di Papa Leone: "Respingere l'odio. Chi non ama il prossimo non può amare Dio"
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"Chi non ama non si salva, è perduto. E chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede". Così Papa Leone XIV parlando dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana in occasione del messaggio di Natale. "Nel Natale di Gesù già si profila la scelta di fondo che guiderà tutta la vita del Figlio di Dio, fino alla morte sulla croce: la scelta di non far portare a noi il peso del peccato, ma di portarlo Lui per noi, di farsene carico. Questo, solo Lui poteva farlo. Ma nello stesso tempo ha mostrato ciò che invece solo noi possiamo fare, cioè assumerci ciascuno la propria parte di responsabilità. Sì, perché Dio, che ci ha creato senza di noi, non può salvarci senza di noi, cioè senza la nostra libera volontà di amare", ha detto il Papa durante la benedizione Urbi et Orbi. "Al Principe della Pace", ha detto ancora papa Prevost, "affidiamo tutto il continente europeo, chiedendogli di continuare a ispirarvi uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia, solidale e accogliente con chi si trova nel bisogno. Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall'impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso".

Poco prima Papa Leone era stato nella basilica di San Pietro per celebrare la messa del "giorno" nella solennità del Natale. La celebrazione del "giorno" non veniva celebrata da un Papa dai tempi di Giovanni Paolo II. L'ultima volta era accaduto nel 1994. A partire dal pontificato di Paolo VI, infatti, i Papi avevano generalmente affidato questa celebrazione a un cardinale, riservandosi personalmente la benedizione Urbi et Orbi del mezzogiorno. Il Papa ha indossato le vesti di colore bianco, il colore riservato alla natività e alla risurrezione, simbolo della luce della vita e della festa. Prima di iniziare la celebrazione, anche questa mattina Leone ha sostato qualche istante in preghiera silenziosa di fronte al bambino Gesù collocato su un tronetto vicino all'Altare della Confessione.

Oggi la parola manca a "tanti fratelli e sorelle spogliati della loro dignità e ridotti al silenzio", ha detto durante l'omelia. "La carne umana chiede cura, invoca accoglienza e riconoscimento, cerca mani capaci di tenerezza e menti disposte all'attenzione, desidera parole buone", ha aggiunto il Pontefice, che ha anche sottolineato come "anche molte delle nostre parole producono effetti, a volte indesiderati. Sì, le parole agiscono".

"Ora la Carne parla, grida il desiderio di incontrarci". "Come non pernsare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente, o ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora, dentro le nostre città? Fragile è la carne delle popolazioni inermi, provate dalle guerre in corso o concluse lasciando macerie e ferite aperte. Fragili sono le vite dei giovani costretti alle armi, che proprio al fronte avvertono l'insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna dei roboanti discorsi di chi li manda a morire", ha detto il Pontefice nella sua predica.

"È un vero potere quello di diventare figli di Dio: un potere che rimane sepolto finché stiamo distaccati dal pianto dei bambini e dalla fragilità degli anziani, dal silenzio impotente delle vittime e dalla rassegnata malinconia di chi fa il male che non vuole". Prevost ha poi citato Papa Francesco dicendo: "A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l'esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza". Al termine della messa celebrata nella basilica vaticana, a sorpresa il Papa è uscito in piazza per un saluto ai fedeli dalla Papamobile. In tanti lo attendevano sotto la pioggia.

Intanto nel giorno più importante dell'anno arrivano notizie di una diplomazia vaticana molto attiva per aiutare il processo di pace in Ucraina. "Spero che la visita di Papa Leone XIV in Ucraina abbia luogo. Lo spero davvero", ha dichiarato il Nunzio apostolico in Ucraina, l'arcivescovo Visvaldas Kulbokas, in un'intervista a Rbc Ukraine. "Credo che sia nostro compito comune, mio, dei nostri vescovi cattolici e delle autorità ucraine, cercare di individuare progetti, piani e iniziative specifici affinché il Papa sappia che il suo arrivo non è solo simbolico, ma sarà spiritualmente importante per gli ucraini, non solo per i credenti, per tutti in Ucraina. Spiritualmente e umanitariamente", ha spiegato. "Dobbiamo lavorare su questo aspetto per chiarirlo.

Ma se non abbiamo ancora ricevuto la visita del Papa, significa che non abbiamo ancora finito questo lavoro", ha aggiunto. "Sia Papa Leone XIV che la Santa Sede, tutti i rappresentanti della Santa Sede sottolineano che ogni passo verso la pace, a partire da un cessate il fuoco, sarà molto importante", ha sottolineato.

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