La vecchia Europa fa bene a Woody Allen

La vecchia Europa fa bene a Woody Allen

Viviana Persiani

Sta ottenendo consensi favorevoli l’ottimo Match Point, il film diretto da Woody Allen che spiazza i suoi fan. Perché, finalmente (è il caso di dirlo), Allen si dimentica di New York, le nevrosi di coppia, i locali alla moda, per tuffarsi nella cara vecchia Europa con una storia che si potrebbe definire noir sentimentale, quasi un thriller, visti gli sviluppi della trama. Una scelta premiata da una qualità degna delle sue migliori produzioni, grazie anche ad una Scarlett Johansson che si conferma attrice di primissimo livello.
Il titolo non è casuale perchè rimanda all’imprevedibilità della vita come indovinare da che parte cadrà una pallina da tennis che ha toccato la rete: basta un niente perchétrasformi in una cocente sconfitta, e viceversa. Un esempio non casuale perché il protagonista (Jonathan Rhys-Meyers) è un ex professionista di tennis assunto dal futuro suocero come allenatore in un circolo esclusivo. Un giorno, però, incontra la bella Scarlett che impersona la fidanzata del fratello della sua ragazza. Ci finisce a letto ma tutto sembra finire lì, tanto da convogliare a nozze con la ragazza ufficiale, a compimento anche di una mirata scalata sociale. La Johansson però è tornata single; tanto basta per scatenare una passione violenta tra i due. Il tutto si complica con improvvise paternità che spingeranno l’uomo a fare la sua scelta: restare con la moglie o fare un salto nel vuoto con Scarlett? Da qui, il finale thriller, finalmente non buonista, che è poi uno degli ingredienti vincenti di Match Point, pellicola che ci restituisce un Allen che avevamo smarrito.
Hanno fatto crescere i giovani americani inculcandogli il principio cinematografico che la perdita della verginità era il solo lasciapassare verso l’età adulta. Ci hanno costruito, così, film, anche serie di culto, nei quali agivano imbranati patentati alle prese con maldestri tentativi di avere il loro primo rapporto sessuale per essere accettati socialmente. Un filone che, tra gli anni Settanta ed Ottanta ha prodotto molti titoli, la maggior parte dei quali finiti velocemente nel dimenticatoio. Il 40 anni vergine che, da venerdì, circola nelle sale, in un certo senso, rappresenta una sorta di «vent’anni dopo» di uno di questi. Come fa intendere chiaramente il titolo, il protagonista (che ha il volto di Steve Carell), nonostante gli otto lustri sulle spalle, non ha ancora consumato. Colleziona giochi che però non toglie dalla scatola perchè perderebbero di valore, ama i videogiochi e dipinge soldatini; insomma, non gli hobby che farebbero perdere la testa ad una donna. Un giorno, i suoi colleghi scoprono il segreto della sua verginità e decidono di aiutarlo a fare «il gran salto». Da questo spunto, si susseguono situazioni erotiche divertenti (o presunte tali) che molte volte danno l’impressione del già visto ma che, comunque, si sforzano di essere il meno paradossali possibili. Il tutto per affermare, alla fine, che l’amore vero è ciò che conta; almeno, al cinema.


I film più visti a Genova nell’ultima settimana: 1) Match point; 2) Le cronache di Narnia; 3) Ti amo in tutte le lingue del mondo; 4) Saw 2; 5) The new world; 6) 40 anni vergine; 7) Natale a Miami; 8) Vizi di famiglia; 9) Memorie di una geisha; 10) Lady Henderson presenta.

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