Del Vecchio «riforma» i gay E gli alleati impallinano il generale candidato del Pd

Il militare in corsa per il Senato: «Omosessuali inadatti all’esercito». Pioggia di critiche da sinistra: «Dichiarazioni retrograde e volgari»

da Roma

«I gay sono inadatti all’esercito». E comunque se devono esserci meglio che non manifestino il proprio orientamento sessuale. Non spiega però se dovrebbero fingersi eterosessuali o semplicemente votati alla castità. E poi ben vengano le case di piacere «per soddisfare le esigenze dei ragazzi in missione». E le «esigenze» delle ragazze allora, visto che oggi ci sono anche le donne soldato? Non vengono prese in considerazione. Comunque ci vorranno «almeno trent’anni» prima di vedere una donna scalare la gerarchia militare fino al grado di generale. E il nonnismo, i soprusi sui più deboli? «Episodi di nonnismo soft fanno parte della vita dell’esercito e sono tutto sommato educativi, non lasciano l’amaro in bocca». Infine la proposta: «una legge che consenta ai giovani di 16 anni di entrare volontari nell’esercito».
Mauro Del Vecchio, generale, classe 1946, candidato del Partito Democratico, intervistato on line da Klaus Davi per «Klauscondicio», viene spennato dal mass mediologo, rivelandosi fermo al paleolitico rispetto al politically correct. Del Vecchio getta in pasto a Davi dichiarazioni grottesche, che ricordano le battute dei B-movie anni ’70 con Edwige Fenech, tipo La soldatessa alle grandi manovre o il personaggio del colonnello Buttiglione.
Sembra incredibile ma è successo. Dopo gli scivoloni di Marianna Madia, che ha esordito citando la sua «straordinaria inesperienza politica» come valore. E soprattutto dopo le gaffe di Massimo Calearo - che tra l’altro davanti alle telecamere di Ballarò aveva invocato «San Clemente Mastella» perché aveva «fatto bene al Paese fermando il governo Prodi» - sembrava impossibile che un altro candidato del Pd potesse fare peggio. E invece ecco che Del Vecchio fa lo sgambetto al «yes we can» di Walter Veltroni. A Uolter però non resta che prendersela con se stesso visto che questi gaffeur sono tutti farina del suo sacco.
«I gay nell’esercito sono inadatti - proclama il generale -. Rispetto ogni scelta legittima e lecita della persona, ma credo che nell’ambito di una struttura come l’esercito, dove le attività si svolgono sempre insieme, è opportuno non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità». E non solo. Racconta di essersi «imbattuto in episodi di omosessualità» e di aver «fatto in modo che quelle situazioni non si verificassero di nuovo» ricollocando «chi era coinvolto in altre aree». Un chiaro caso di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale anche se aggiunge: «Non ho mai mandato via nessuno dall’esercito perché gay».
Del Vecchio ne ha per tutti. «Non sarei contrario alla creazione di case di piacere per i soldati impiegati nelle missioni all’estero - dice -. Non va criminalizzato il soldato che frequenta case di piacere controllate, con ragazze maggiorenni. Frequentarle rientra nelle libere decisioni della persona. Capisco perfettamente le esigenze dei ragazzi proprio perché sono un uomo che ha vissuto per 43 anni la vita militare». Nonostante la visione decisamente machista, il generale si dichiara pure favorevole «alle quote rosa nell’esercito». La prima replica arriva dal ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero. Del Vecchio, dice «sciorina il peggio dell’omofobia e della retorica militaresca». Durissime le critiche dalla Sinistra Arcobaleno.
Il generale prova a difendersi chiamando in causa la sua «ingenuità ed inesperienza» e assicurando che non nutre «sentimenti di omofobia», ma in realtà non smentisce nulla.

E Veltroni? In palese imbarazzo, si arrampica sugli specchi definendo le parole del generale Del Vecchio «sbagliate» ma dichiarandosi soddisfatto della «sostanziale smentita» successiva e bollando come strumentali le polemiche.

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