Vecchioni fa il cantastorie tra Gassman e Rachmaninov

«Le canzoni non sono soltanto sederi che ballano e capelli che saltano». Parola di Roberto Vecchioni. In barba all’imperante moda dei talent show (che pure ha frequentato come ospite a X Factor), il professore della canzone d’autore arriva al teatro Brancaccio (domani ore 21) con «In cantus» che spiazza mettendo al centro celebri partiture di musica sinfonica cucite su misura sui suoi brani e sulla sua voce cantante e recitante. Quintetto d’archi più il pianoforte di Beppe D’Onghia, il concerto di Vecchioni prevede, tra l’altro, la rilettura di Vissi d’arte di Puccini, la Patetica di Chajkowskij, il Concerto n. 2 in do minore di Rachmaninoff. Inoltre, in scaletta le sue canzoni riarrangiate per l’occasione (dall’immancabile Luci a San Siro a Blumun, da Sogna ragazzo sogna a Milady. Chicca del concerto-recital di Roberto Vecchioni è una straziante e fino adesso inedita «preghiera laica» di Vittorio Gassman A Dio. Una parentesi spirituale dello spettacolo che è in fin dei conti il filo conduttore che ben si lega con il recente percorso di conversione dell’uomo Vecchioni. Ricerca di fede, riportata anche nel suo ultimo romanzo Scacco a Dio oltre che nell’album In cantus. «Sono due inni laici, due opere piene di dubbi, di insicurezze - spiega Vecchioni -. Non c’è una fede rassicurante, c’è una fede in battaglia continua». Nell’intento di unire musica leggera e classica, versi d’autore e di tradizione, melodie classiche e poesia contemporanea, Vecchioni, che non è nuovo a contaminazioni a prima vista improbabili, affronta la ricerca di un linguaggio che attraversi e travalichi i confini di culture e tradizioni «con l’umiltà di uno che scrive canzoni da un bel po’ e si permette delle incursioni nella musica importante solo alla maniera di un cantastorie: lasciandosi cioè guidare dal cuore».

Con Vecchioni sul palco del Brancaccio il maestro Beppe D’Onghia suona il piano e dirige il quintetto Nu Ork String Quintet composto da Anton Berovski e Alessandro Bonetti al violino, Giuseppe Donnici alla viola, Vincenzo Taroni al violoncello e Maurizio Bucci e Daniele Roccato al contrabbasso.

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