Paola Fucilieri
«Un incubo. È stato un vero incubo, dal quale credevo di non riemergere più».
La signora Rosaria C., una vedova 61enne di origine napoletana, ieri mattina si è svegliata allalba, di soprassalto, ma non ha fatto in tempo a gridare perché, immediatamente, le è stato premuto sul volto un cuscino. Immobilizzata, imbavagliata e malmenata, la poveretta è dovuta restarsene lì, a guardare impotente i tre uomini a viso coperto che le stavano svaligiando la casa, un appartamentino in via Neera, allo Stadera. Un pericolo immenso, quello che ha corso la donna, in balia dei malviventi disposti a tutto, quasi a soffocarla, pur di racimolare qualcosa; una paura grandissima quella che ha provato e ha dovuto tenere tutta per sé una buona mezzora. E, alla fine, la rapina si è conclusa con un misero bottino, ancora più esiguo se si pensa che era da dividere per tre: 200 euro in contanti, due anelli, un collier. Gli unici oggetti di valore di cui i balordi si sono appropriati sono il libretto degli assegni e il bancomat. Tuttavia, dopo aver lanciato lallarme, la donna li ha già bloccati.
«Sono stata aggredita nel sonno - continua la donna -. Poi mi hanno minacciato, malmenato e immobilizzato con del nastro adesivo. Non sono riuscita a lanciare lallarme, a gridare. È accaduto tutto a una tale velocità che non ho avuto il tempo di rendermi conto quello che stava per accadere, non riuscivo a valutarne la gravità. Lunica cosa che pensavo dentro di me era: Signore, ti prego, non farmi morire, lasciami vivere. Poi, mentre mi derubavano, mentre ero lì, ferma, nel mio letto, ho avuto modo di riordinare le idee. Erano le 3, le 3.30 di notte. Ho capito che quei tre rapinatori erano riusciti ad entrare in casa forzando la tapparella della porta-finestra del balcone: io abito al secondo piano. Parlavano con un accento slavo, su questo non ho dubbi.
La polizia è intervenuta solo dopo le 5, quando Rosaria, finalmente, è riuscita a strisciare fino al ballatoio e ad attirare lattenzione dei vicini che hanno avvertito il 113 e il 118.
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