da Roma
È una potente scossa per lo spirito e lorgoglio del mondo imprenditoriale, la relazione al fulmicotone e al vetriolo di Luca Cordero di Montezemolo. Un affondo che riavvicina improvvisamente la base dellorganizzazione al vertice di Via dellAstronomia. Ma anche un manifesto che produce una potente reazione da parte del mondo politico, diviso in due partiti: quello dei favorevoli e quello dei contrari allassunzione di una responsabilità diretta da parte del presidente di Confindustria.
Il numero dei commenti e delle dichiarazioni dettate alle agenzie è quello delle grandi occasioni. Un diluvio bipartisan di parole centrate sul dilemma di giornata: cosa farà il presidente della Fiat da grande? Quelli che credono allavvento del «fattore M», ovvero alla discesa in campo di un nuovo protagonista, non sono molti. I più sono convinti che, fedele a una antica tradizione dellindustria italiana, Montezemolo più che entrare in politica cercherà di condizionarla. Ma quel vibrante manifesto di unora e mezzo non può non indurre a coltivare almeno il sospetto di una futura discesa in campo. E a interrogarsi su implicazioni e contromosse.
La squadra dei contrari è quella più ampia e agguerrita. E per ragioni diverse riunisce Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Se il presidente del Consiglio ancora non ha digerito la rabbia per il processo subito in diretta da lui e da altri tredici ministri, il presidente di Forza Italia usa larma dellironia sul riciclaggio delle sue idee di sempre, non risparmiandosi alcune stoccate. «Comanda il popolo, non Confindustria» dice Berlusconi. Con una postilla firmata da Paolo Bonaiuti: se vuole scendere in campo, allora dimostri di avere consenso e di avere i voti. E se il leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini resta scettico - «Non credo che farà un partito» - e Maurizio Gasparri lo accusa di «qualunquismo délite», il leghista Roberto Calderoli spara ad alzo zero: «Montezemolo mi sembra quello della scoperta dellacqua calda. È lennesimo esempio di quelli che in questo Paese parlano a vanvera impancandosi come Soloni. Oltretutto riesce a proporsi come uomo nuovo, dopo aver cavalcato la prima Repubblica e aver sostenuto in campagna elettorale Prodi e la sua maggioranza».
A sinistra le manifestazioni di freddezza verso Montezemolo sono la regola. Pierluigi Bersani spedisce un messaggio chiaro: «Credo che Montezemolo abbia ben chiaro che lantipolitica produce immediatamente una cattiva politica». Paolo Gentiloni bolla come «eccessive alcune delle prediche fatte da quel pulpito». Lapidario, ma non meno tenero, il commento di Giulio Andreotti: «Tono troppo didattico. Soprattutto dirò a Montezemolo di non pontificare e di lasciare queste cose ai vescovi». Ma laltolà più secco arriva da Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi, ovvero per quella sinistra radicale che intravede «preoccupanti segnali in arrivo dal Partito Democratico».
La pattuglia dei politici «pro-Luca» si muove in maniera più circospetta. Walter Veltroni, Francesco Rutelli e Clemente Mastella non nascondono la loro simpatia e un rapporto di vecchia data con il manager bolognese. Un pacchetto di mischia che accende sospetti neo-centristi, visto che tra i fans di Montezemolo compare anche Pier Ferdinando Casini per il quale «la politica non è una casta e se cè un vuoto è naturale che venga colmato dalla società civile. Prima il Family day, adesso Confindustria».
Nel partito «montezemolista» si iscrivono anche Antonio Di Pietro e Gianni Alemanno. Il primo cavalca il destriero dellantipolitica: «Non capisco perché di politica debbano parlare solo i politici che combinano molto in sprechi e in costi abnormi». Il secondo esprime un auspicio: «Non escludo affatto, anzi me lo auguro, che Montezemolo finisca nel centrodestra. Cè una sfida e il centrodestra non deve avere paura».
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