Roma - Aumenti medi fino a 400 euro all’anno per i pensionati, già a partire da luglio. Il Partito democratico va all’assalto degli elettori con i capelli grigi, i più ambiti, se non altro perché molto numerosi, con una misura che, se realizzata, costerebbe 2,5 miliardi. Cifra da mettere a pie’ di lista nel capitolo più oneroso del bilancio pubblico.
Una mossa a sorpresa, in perfetto stile berlusconiano quella di Walter Veltroni, che a molti ha ricordato l’annuncio fatto dal Cavaliere durante la campagna del 2001 cioè l’aumento, poi realizzato, delle pensioni minime a 516 euro. Solo che quella del Pd non è riservata ai più poveri e punta diritto alla classe media.
Fino a ieri l’unica misura sulla previdenza attesa dal Pd consisteva infatti in una diversa indicizzazione delle pensioni. Cioè un diverso meccanismo per adeguare gli assegni all’aumento dei prezzi, che è ormai una proposta bipartisan visto che era stata già annunciata anche dal Popolo della libertà.
Il leader del Pd è voluto andare oltre e ha incluso a sorpresa nel programma elettorale, aumenti generalizzati, nel senso che dovrebbero riguardare, sia pure con diverse modalità, la grande maggioranza dei pensionati. «L’intervento - ha spiegato - riguarda i pensionati di oltre 65 anni e determina, dal primo luglio 2008, un incremento medio di quasi 400 euro l’anno per le pensioni fino a 25 mila euro l’anno (circa 2 mila euro al mese) e un incremento fra i 250 e i 100 euro per le pensioni di importo compreso tra 25 mila e 55 mila euro l’anno». Anche chi percepisce un assegno lordo di 4mila e 500 euro avrà quindi aumenti tra otto e 20 euro.
Impostazione che è piaciuta poco ai tecnici, a partire da quelli «di area» come Tito Boeri, che ha incluso la misura nella categoria degli «interventi estemporanei». Elsa Fornero, esperta e componente del nucleo di valutazione sulla spesa pensionistica, è arrivata a definirla una proposta «fumosa e un po’ imprudente», perché manca l’indicazione della copertura.
La mossa a sorpresa di Veltroni è stata rovinata in parte dalla vicenda di Alitalia che continua a rubare la scena a tutti gli altri argomenti da campagna elettorale. E anche dal fatto che Silvio Berlusconi in un’intervista rilasciata prima delle feste pasquali a Studio Aperto, aveva già spiegato le mosse del Popolo della libertà in tema previdenziale: «Introdurre un adeguamento delle pensioni, a cominciare dalle più basse, al caro vita. Il nostro governo è stato l’unico ad aumentare davvero le pensioni minime, adesso il problema è fondamentalmente uno: le pensioni non sono adeguate all’aumento del costo della vita». Adesso un adeguamento è necessario per «fare giustizia» dei prezzi impazziti.
Toni simili a quelli di Veltroni, ma la sostanza cambia, ha spiegato Maurizio Sacconi, ex sottosegretario al Welfare del governo Berlusconi, che condivide l’idea di un diverso paniere per adeguare le pensioni al costo della vita, ma spiega che ulteriori aumenti a «carico del bilancio dello Stato devono concentrarsi nell’area del bisogno». Cioè sui redditi più bassi. La proposta Veltroni sconta anche su questo capitolo il precedente del governo Prodi che «non solo non ha aumentato le pensioni, ma ha aumentato anche le imposte ai pensionati», ha osservato Gianfranco Fini, anche lui convinto invece dall’idea di un nuovo paniere.
La proposta del Pd è piaciuta ai sindacati. Ma dietro gli elogi di facciata, persino la Cgil ha fatto emergere dubbi di merito molto pesanti. «Come si trovino poi i soldi» per realizzare questo intervento - ha osservato Morena Piccinini, segretario confederale - resta «tutto un mistero». C’è poi qualcosa che non quadra nel calcolo delle pensioni future, private della rivalutazione dell’1,5 per cento (il cosiddetto Pil presunto). In questo modo verranno penalizzati i futuri pensionati, quelli già gravati dal sistema contributivo.
Il conto, insomma, potrebbe finire sul tavolo delle generazioni future.Dubbi che fanno pensare male Sacconi. Forse, quella del Pd è una proposta ispirata da una cattiva consigliera: «La consapevolezza della sconfitta».
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