Veltroni: «La destra è violenta» Ma a picchiare sono i no global

L’odio è probabilmente uno dei sentimenti più duraturi di cui sia capace la natura umana. Gli uomini amano in fretta, ma sanno odiare con una calma esasperante. Individuato l’oggetto dell’avversione, la volontà di distruggere può durare un’intera vita. O un’epoca politica, o una legislatura, o anche solo una campagna elettorale.
Dopo un’assenza discretamente lunga, della quale non possiamo dire di aver sentito la mancanza, Walter Veltroni, persona peraltro mite ma pavlovianamente incline a curiose distorsioni logiche non appena sente pronunciare il nome Berlusconi, due giorni fa chiudendo la campagna elettorale del Partito democratico ha dichiarato che «l’Italia è tornata a vivere nell’odio». E che «la destra sta edificando un paese violento». E che si tratta di «una violenza reale, mai così diffusa». Fermiamo questa destra, ha implorato gli elettori.
Appello più che legittimo, da parte di un ex segretario del Pd. Ma - azzardiamo un personalissimo parere - diametralmente fuori bersaglio. Quest’ultima campagna elettorale, una delle più bizzarre, monotematiche e sconclusionate che si ricordi a memoria di avente diritto al voto, è stata anche una delle più rissose - materialmente, non solo verbalmente - degli annali della seconda Repubblica. Ma, spiace per il Mahatma Gandhi della Garbatella, tutti gli episodi di violenza registrati dalla cronaca recente seguono un unico filo, rouge.
L’altra notte il più grave: un incendio appiccato nella sede del movimento di destra CasaPound a Bologna, dove vivono anche il leader del gruppo, Alessandro Vigliani, e la sua fidanzata: al quarto mese di gravidanza. Sono stati costretti a calarsi da una finestra per salvarsi. L’attentato, che rischiava davvero di finire nella peggiore delle tragedie, secondo chi sta indagando «è stato preparato da mani esperte». E secondo chi conosce bene la città «è stato preparato da una mano sconosciuta solo a chi non vuole vedere». A chi vuole sentire, invece, ieri pomeriggio, poche ore dopo il blitz incendiario, bastava andare sul sito Indymedia - link Emilia Romagna - per ascoltare commenti pacifisti ed equo-insostenibili del tipo: «I covi dei fascisti si chiudono col fuoco ma con i fascisti dentro sennò è troppo poco», oppure «fascisti, razzisti per voi non c’è domani, si stanno organizzando i nuovi partigiani», ma anche «si spera che tutte le sedi dei fasci vengano incendiate con le merde dentro e che crepino». La sinistra indypendente esprime massima complicità all’azione.
Invertendo il noto principio rousseauiano secondo il quale si devono condannare le cattive massime più delle cattive azioni, di questi tempi ci sentiamo di temere più i gesti che le male parole. Nelle ultime settimane per chi bazzica gazebo, sedi di partito, cortei, comizi e manifestazioni di «aria» berlusconiana e/o leghista, c’è davvero di che stare attenti. Il Partito democratico, mediaticamente guidato dai picchiatori verbali del gruppo Repubblica, ha scatenato una feroce controffensiva elettorale che la «mano armata» dell’ultrasinistra si è poi fatta carico di tradurre dalle parole ai fatti. L’altro ieri le fiamme a CasaPound a Bologna. Cinque giorni fa l’aggressione al ministro Ignazio La Russa a Genova da parte di un anarchico dei centri sociali. Nelle ultimi due mesi oltre trenta attentati contro il Carroccio solo nel Nordest, tra i quali una bomba incendiaria contro la sede locale di Spinea, Venezia. A Genova, in piazza Banchi, un gazebo della Lega è stato assaltato da una ventina di no global. A Roma una molotov è stata lanciata contro il gazebo del Pdl in piazza Caduti della Montagnola, a Tor Carbone. A Milano hanno «illuminato» coi fumogeni quello in piazza San Babila. A Firenze alcuni giovani che stavano volantinando a favore del candidato sindaco del centrodestra Giovanni Galli sono stati aggrediti. A Torino un fantoccio raffigurante l’eurodeputato Mario Borghezio è stato ritrovato impiccato di fronte a una sede della Lega. Sempre a Torino i furgoni della candidata del Pdl a presidente della Provincia sono stati oggetto di un blitz, così come i candidati della Destra. A Livorno due bottiglie incendiarie sono state lanciate contro un comitato elettorale del partito di Berlusconi.
Tregua.
Sì, certo: si tratta di militanti dei centri sociali, squatter, anarchici, no global. Sono sbandati, ciarpame senza pudore. Non è la sinistra perbene di Veltroni. Ma - come sa bene questo Paese dalla memoria di piombo - «le parole sono pietre». Che è un’espressione elegante per ricordare come non sia sempre facile separare chi predica bene da chi opera il male. Un esempio: due giorni fa a Genova un gruppo di universitari e ragazzi dei centri sociali ha attaccato un banchetto della Lega, in piazza Bianchi, al grido di «via i razzisti dal centro storico». Sono seguiti un corteo di protesta, l’intervento dei carabinieri, tafferugli, un ferito tra i leghisti.

Intanto dalle finestre della sede del Partito democratico che si affaccia sulla piazza, i compagni di Veltroni - ai quali notoriamente non piace sporcarsi le mani tirando pietre - incitavano e applaudivano la democratica protesta dell’ultrasinistra. Mentre - da qualche parte, ma non si sa dove - la destra «sta edificando un Paese violento».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica