Veltroni dribbla i sondaggi scomodi

Stefania Scarpa

I sondaggi elettorali? Si pubblicano soltanto se fanno comodo a Walter Veltroni, il sindaco che deve essere amato da tutti o quasi. Così venerdì i lettori del quotidiano La Repubblica (e gli elettori romani tutti) hanno potuto essere informati sul fixing delle azioni veltroniane, con la pubblicazione del sondaggio della Ipsos: Veltroni era accreditato del 63,8 per cento, il suo sfidante Gianni Alemanno del 34,7. Un plebiscito non casuale nei modi e nei tempi: venerdì scorso, infatti, era l’ultimo giorno in cui era possibile render noto un sondaggio elettorale. Quindi l’indagine di Nando Pagnoncelli equivaleva a mettere una specie di sigillo sulla campagna elettorale. Perché si sa, chi ha l’ultima parola spesso ha ragione (a meno che non venga smentito dalle urne).
Peccato però che in Campidoglio, negli stessi giorni, girasse anche un altro sondaggio, effettuato dall’istituto Piepoli, non meno prestigioso e affidabile di Ipsos. Anzi, di più, almeno a giudicare dalle ultime politiche, quando l’istituto Piepoli fu quello che più seppe prevedere il grande pareggio sia in sede di sondaggio sia in sede di proiezione. Il sondaggio per le comunali, una dozzina di pagine in tutto, è ieri finito nelle nostre mani: porta in copertina il logo del Comune di Roma, che ne appare quindi il committente: ergo, i cittadini romani hanno pagato (pur senza volerlo) per questa indagine, della quale però non sapranno nulla. Neanche noi potremo diffondere le cifre contenute nel piccolo dossier, per non incorrere nelle ire della legge che vuole i sondaggi «schermati» nelle ultime due settimane della campagna elettorale. Ma una cosa possiamo dirla: le intenzioni di voto dei romani intervistati dagli esperti di Piepoli sono molto diverse da quelle che escono dal sondaggio Ipsos. Di qui a ipotizzare il motivo della «censura» al sondaggio meno favorevole a Veltroni il passo è breve.
Insomma, se i dati sono opinabili (e lo sono), il metodo non lo è. Quel metodo che fa constatare amaramente ad Alemanno, da noi raggiunto al telefono, che «ci hanno bombardati per settimane con sondaggi tutti in un unico verso e l’unico di segno diverso ce lo nascondono». «Il metodo non ci sembra corretto - continua Alemanno - ma certo questo spiega il nervosismo che sta contrassegnando questi ultimi giorni di campagna elettorale di Veltroni».
Ad Alemanno, del resto, i conti tornano. Ieri sera al Gran Teatro di Tor di Quinto, nel corso dell’apertura della campagna elettorale di Roberto Rastelli, candidato al consiglio comunale per l’Udc, ha annunciato di aver «recuperato in questi giorni il 17-18 per cento di consensi». «Siamo in grado di raggiungere il 50 per cento - ha assicurato il candidato della Cdl - e di conquistare un ballottaggio che sarebbe utile per smontare il mito di Veltroni». Nel corso di un lungo sabato Alemanno aveva attaccato il sindaco sul degrado del parco della Caffarella, sul «mercato immobiliare chiuso, dove solo alcuni costruttori possono operare», sui Pacs, sollecitando una presa di posizione del sindaco sul no di papa Benedetto XVI, sull’abusivismo commerciale (Alemanno ha acquistato da un ambulante una borsa contraffatta in via Frattina, per dimostrare «l’assenza di controllo sul territorio» da parte dell’amministrazione).


Forse Alemanno sarà pure un po’ «attaccabrighe», come lo stesso Veltroni lo ha definito in tv. Ma le pecche dell’amministrazione non mancano. E sono tanti i romani che non pensano ai cinque anni trascorsi come all’età dell’oro. Anche se poi vengono zittiti...

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