Veltroni «esternalizza» la colpa delle buche

Massimo Malpica

«Su questa storia assurda della concessione delle strade romane ho già presentato un’interrogazione al Parlamento europeo, e intendo andare avanti fino in fondo, perché il bando presentato dalla giunta è zeppo di anomalie». Il candidato sindaco di Forza Italia per Roma, Alfredo Antoniozzi, torna ad attaccare il bando di gara con il quale il Campidoglio intende affidare - per nove anni - riparazioni e manutenzione di 800 chilometri di strade romane a un concessionario unico. Insieme ad Antonio Tajani e al capogruppo azzurro in Campidoglio, Pasquale De Luca, Antoniozzi aveva già denunciato la presunta illegittimità di quella delibera, e ora torna a criticare la volontà dell’amministrazione comunale di «far passare per servizi quelli che invece sono lavori».
In ballo, nella maxigara il cui bando è stato recentemente pubblicato dal Campidoglio, ci sono gli 800 chilometri della «Grande viabilità» di Roma, devastati da buche e avvallamenti, che comprendono tra l’altro le strade consolari. La legge sugli appalti è stata dribblata dal Comune, che con una delibera del consiglio approvata la scorsa estate ha compreso tra le attività di «servizio pubblico locale» proprio la manutenzione e la sorveglianza delle strade, permettendo così (ma per Antoniozzi, Tajani e De Luca lo stratagemma è “fuorilegge”) di pubblicare un bando per concessione di pubblico servizio, e liberandosi del negativo carico d’immagine che le strade-groviera di Roma rappresentano politicamente per chi governa. Già, perché insieme al ricco importo della gara (quasi 600 milioni di euro più Iva «spalmati» da qui al 2014) l’aggiudicatario si farà carico di un fardello che Veltroni e soci mollano ben volentieri, come ha spiegato ieri al Sole-24 Ore Giancarlo D’Alessandro, che al momento ha in carico quegli 800 chilometri di rete viaria. «Chi vincerà - ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici - sarà l’unico responsabile di ogni incidente che si verificherà sulle strade in concessione, e da subito dovrà far partire la sorveglianza per rilevare situazioni anomale».
Insomma, insieme alla manutenzione stradale l’amministrazione capitolina «esternalizza» anche la «colpa» delle buche e il loro costo politico, devia altrove gli strali dei romani alle prese con uno dei peggiori manti stradali d’Europa e le conseguenze civili e penali di buche, dissesti, caduta di oggetti e quant’altro.
«Ma qualcuno dovrebbe spiegarmi - attacca ancora Antoniozzi - come si giustifica una gara simile come “concessione di servizi”. Si può dare in concessione un parcheggio, perché il concessionario rientrerà dalle spese di realizzazione e di gestione con il costo del ticket di posteggio. Ma qui, a meno che non si intenda far pagare un pedaggio per la circolazione, le spese della manutenzione sono a carico del Campidoglio, e quindi di tutti i cittadini. Questo perché la manutenzione non è un servizio, come la raccolta dei rifiuti, ma è una prestazione d’opera, e presuppone l’esecuzione di lavori».
E se dal Comune si sottolinea come, avendo svincolato la gara dalla normativa sugli appalti, i requisiti di ammissione siano abbordabili anche per costruttori e per piccole e medie imprese, gli «azzurri» di Roma insistono a elencare tra gli altri punti critici del provvedimento proprio «il rischio di strozzare i piccoli appaltatori, che resteranno fuori dai giochi, o saranno costretti a sottostare alle condizioni poste dal concessionario unico», come spiega ancora il candidato sindaco designato da Forza Italia.

«Ci sono aspetti giuridici e aspetti occupazionali che ci spingono a bocciare un bando - conclude Antoniozzi - che la Giunta Veltroni vuol far valere per nove anni e tre legislature, in barba a qualsiasi trasparenza amministrativa e politica».

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