Cultura e Spettacoli

Veltroni si fa in quattro per la Festa voleva Clooney, invece avrà De Niro

Il film con George andrà a Berlino. Il sindaco prepara «una sorpresa col botto» e per rifinirla volerà a New York

Michele Anselmi

da Roma

«Vedrete, ci sarà una sorpresa col botto». Lo va promettendo da giorni Walter Veltroni, ad amici e collaboratori. Ma senza svelarne i contorni, perché l'annuncio deve rimbombare quando meno te l'aspetti, magari dopo la conferenza stampa di martedì 26. Il sindaco star s'è mosso col solito piglio decisionista, talvolta bypassando i referenti italiani delle major hollywoodiane, sfruttando legami personali e frequentazioni, curando ogni dettaglio estetico-organizzativo insieme all'amico Goffredo Bettini, patron dell'Auditorium. Vuole ad ogni costo che la prima Festa del cinema di Roma sia un trionfo: di pubblico, di critica, di stampa e tv, di affari e turismo. Del resto, scrive giustamente il Foglio, «è la più ambiziosa delle fatiche veltroniane: trattasi di resuscitare non tanto e non solo un'atmosfera, ma un sistema di potere che affonda le sue radici nella storia della città».
Da vecchia volpe della comunicazione, Walter-Ego Veltroni, come lo chiama Dagospia, sa che l'evento va costruito con cura. Il menù ormai è pronto. Sappiamo che Nicole Kidman, nausee permettendo, aprirà la Festa col suo Fur, che Tornatore, forse rimangiandosi la parola data a Marco Müller, offrirà il suo atteso La sconosciuta, che Scorsese porterà il superpoliziesco The Departed, che Medusa, snobbata al Lido, farà la parte del leone, mentre Raicinema, più defilata, sfodera quattro titoli, tra i quali A casa nostra di Francesca Comencini e Uno su due di Eugenio Cappuccio.
Non si conosce, invece, l'entità della «sorpresa» ventilata dal sindaco. Ma il suo imminente viaggio newyorkese potrebbe suggerire qualcosa. Vero è che, negli ultimi giorni, la Festa ha incamerato nuovi titoli di rilievo. Da The Hoax di Lasse Hallström, con Richard Gere nei panni del furbacchione Clifford Irving che si inventò la clamorosa autobiografia del miliardario Howard Hughes, a The Prestige di Christopher Nolan, con i maghi Hugh Jackman e Christian Bale che si sfidano nella Londra vittoriana di fine Ottocento. E c'è pure la commedia Imagine me & you di Ol Parker, appena passata a Toronto, che promette una goccia di amabile trasgressione lesbica.
Ma non è roba per Veltroni. Lui voleva ben altro. Per l'esattezza, uno di questi quattro film: The good german di Steven Soderbergh con George Clooney, The good shepherd di Robert De Niro con Matt Damon , Flags of our fathers di Clint Eastwood sulla battaglia di Iwo Jima, The pursuit of happiness di Gabriele Muccino con Will Smith. Si narra di trattative private, tra lettere e telefonate oltreoceano, riunioni e abboccamenti. Alla fine niente da fare per Eastwood (la Warner lo spedisce al festival di Tokyo) e Muccino (la Sony se lo tiene stretto fino a novembre). Sembrava che l'amicizia con Clooney, ormai di casa in Campidoglio, potesse molto; invece The good german, romantica spy-story in bianco e nero ambientata a Berlino nell'immediato dopoguerra, andrà alla Berlinale. Resterebbe in ballo The good shepherd, e chissà che lo sbandierato accordo col Tribeca Film Festival non favorisca il colpaccio (anche se a Medusa smentiscono). Seconda regia di De Niro, a tredici anni da Bronx, il film è un affresco ambizioso che copre vent'anni di storia attraverso lo sguardo di un capo della Cia, James Angleton, ribattezzato Edward Wilson. Un cast stellare, appunto Matt Damon nel ruolo dello spione patentato dopo il forfeit di Leonardo DiCaprio, più Angelina Jolie, Alec Baldwin, John Turturro, il redivivo Joe Pesci e lo stesso De Niro. Una vicenda complessa, in un andirivieni temporale che partendo dal fallito sbarco alla Baia dei Porci, Cuba 1961, intreccia vicende personali e crisi internazionali «risolte» dall'Agenzia attraverso colpi di Stato e aiutini vari.
Il film, il cui costo è lievitato fino a 100 milioni di dollari, dopo ruvide traversie legate al montaggio sarebbe finalmente pronto. Venezia l'ha corteggiato a lungo, senza riuscire a strapparlo. Veltroni ci spera. Intanto incassa l'arrivo di De Niro: se poi il divo porterà con sé The good shepherd, o in alternativa un gustoso antipasto di scene scelte, la Festa suonerà le campane. Sempre che sia quella la sorpresona..

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