Vendere Dinho pensando al futuro (e per dare un "aiutino" ad Allegri)

Vendere Dinho pensando al futuro (e per dare un "aiutino" ad Allegri)

L’affaire Ronaldinho potrebbe essere il punto di svolta della nuova vita rossonera. Galliani insiste (magari per strategia) nella linea: Dinho resta qui. Ma nessuno avrà dimenticato l’ultima annata spagnola: il giocatore ai margini della squadra, impegnato in affari di tutt’altra specie. Si rischia un replay, con tanto di danno economico per la società.
Servono cinque punti per spiegare? Eccoli:
Punto 1. È indiscutibile che il Milan non ha quattrini da impiegare. Dunque, deve far di conto come le massaie di una volta: risparmio da una parte e spendo dall’altra. Sarebbe meglio darsi daffare!

Punto 2. Lasciar partire Ronaldinho, significa risparmiare una ventina di milioni (si parla di lordo) del suo ingaggio per quest’ultimo anno. In altro caso, nel 2011, Dinho potrà andarsene a parametro zero e il Milan avrà risparmiato ZERO. Lo capisce anche un bimbo. Meglio spingerlo a volar via, anziché pensare ad un rinnovo.

Punto 3. Il Milan è disposto a mollarlo, ma vuole un minimo ritorno economico, valutato fra gli 8 e i 10 milioni. Sarebbe la soluzione perfetta, anche se Flamengo o Los Angeles Galaxy non ci sentono. Comprensibile che la società ci punti con determinazione. L’incasso riguarda gli equilibri del bilancio: non dimentichiamo plus e minus valenze. Ma val la pena impuntarsi con il rischio di non risparmiare neppure i 20 milioni di cui sopra?

Punto 4. Tecnicamente Ronaldinho è sempre una meraviglia, ma a patto che: non debba correre tanto, trovi sempre spazio vitale per lasciar partire i suoi colpi, abbia voglia di allenarsi e lavorare per l’intera stagione. Chi può garantire tutto questo? Nessuno. Nemmeno lo stipendio.

Punto 5. Allegri, il nuovo allenatore rossonero, avrà già mille difficoltà. Volete aggiungere la gestione di un calciatore imbarazzante? Le squadre dell’ex tecnico del Cagliari rendono se corrono, se tutti sono disposti al sacrificio, se la qualità non toglie nulla al lavoro del collettivo. Intendiamoci: a Cagliari c’era qualità (è nel dna di Allegri) ma il gioco era un coro.
È vero che il problema del Milan non è, e non può essere, soltanto il dilemma: cedere o non cedere Ronaldinho. Ma serve una scossa, darsi una mossa, trovare giocatori che diano la sensazione di avere fame. Ronaldinho quest’anno ha ritrovato antiche voracità, perchè puntava al mondiale. Difficile riprovarci per il 2014. Ci saranno altri più giovani, se non più forti.
Al pubblico del Milan non serve una foca per addolcire il palato. La gente rossonera ha conosciuto troppi campioni per cascarci.

Ha visto partire perfino Kakà e, a mala pena, se n’è fatto una ragione. Oggi Ronaldinho rappresenta l’immobilismo. Venderlo, significa dare una speranza di cambiamento, un infilarsi nel futuro. Impossibile non lo capisca chi è abituato a vincere. Ovunque.

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