La vendetta di Max&Bernie che ha azzerato la Ferrari

nostro inviato a Shanghai

Wu avrà sì e no 45 anni, ha l’alito pesante e guida un taxi. Per essere un cinese sa molto di formula uno. «Shanghai the best in China» continua a ripetere sbandando tra una corsia e l’altra, «Shanghai Grand prix» aggiunge, «Very good Brawn Gp, number one, no Ferrari, no Renault, no McLaren...».
Wu ha ragione, «no Ferrari» qui in Cina e magari «no Ferrari» anche in Bahrein e forse no Renault, no McLaren, no Bmw per tutto il campionato, chissà... Se non fosse che Wu guida un taxi arrugginito, verrebbe da pensare - tanto è informato sul new deal della F1 - che ha appena finito di scarrozzare il mitico duo della corse, Mr Max Mosley and Mr Bernie Ecclestone, rispettivamente presidente Fia e patron del business a 300 all’ora. Perché «very good Brawn gp» è un po’ la grande vittoria, la grande botta di fortuna, la grande dimostrazione di forza – mettetela come volete - di questi due signori parecchio british, decisamente poco giovani ma molto arzilli. Perché uno voleva una F1 meno costosa, dove anche i team minori potessero ambire al successo, e l’altro cercava più show e nuovi sistemi di punteggio per ravvivare le corse e mal digeriva e digerisce l’associazione dei team che l’aveva fin qui affrontato a muso duro sulla spartizione dei ricavi. Fatto sta, questo inizio di mondiale li ha accontentati entrambi: piccoli team o presunti tali sono saliti alla ribalta, e le squadre unite nella Fota litigano che è un piacere. Un capolavoro. A questo aggiungiamo Ron Dennis, ex patron della McLaren che, per addolcire la posizione del proprio team quando a fine mese la squadra verrà giudicata per le bugie sul sorpasso a Trulli, ha ieri annunciato il definitivo passo indietro da qualsiasi incarico in F1.
Ferrari, Renault, McLaren, tutte grandi, tutte in difficoltà, tutte giustamente arrabbiate per come la Federazione ha trattato la vicenda dei diffusori. Forse anche per questo Stefano Domenicali, gran capo della Rossa in pista, riferendosi alla vicenda dei diffusori, dirà: «Una cosa simile non doveva assolutamente succedere, un tema così delicato non doveva finire né davanti ai giudici sportivi, né innanzi alla Corte d’appello Fia.

Era un tema che si poteva evitare affrontandolo prima dell’inizio del mondiale perché questo, sicuramente, solleva poi dei dubbi sulla regolarità del campionato». Parole dure, ed è solo l’inizio. Intanto, i due vecchietti molto british e molto arzilli gongolano che è un piacere.

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