RomaSei xenofobo e omofobo. E tu una supercazzola che fa affari con la Marcegaglia. Sei un populista inquietante, il peggio del peggio. No, sei tu pretesco e barocco, una salamandra, vecchio di testa, una merda come gli altri. Tu mi ricordi il primo Berlusconi, che vinse con lantipolitica. E io ti ho pure aiutato, cazzo, ho sbagliato, colpa mia, e ora mi sparerei nei coglioni. Il tuo populismo è il peggior nemico, perché comè successo negli anni Trenta aiuta i regimi reazionari. A me non piace essere preso in giro, hai preso i soldi di don Verzè e hai messo in giunta a tua insaputa uno come Tedesco. La tua è involuzione pericolosa, sei un incolto. Al salùt, busòn.
Nichi Vendola e Beppe Grillo non si sentono per telefono da un po, ed è una vera fortuna, perché questo sarebbe il tenore dello scambio, volendo riassumere ciò che si sono mandati a dire negli ultimi due anni. Fatto è che - per usare toni in voga - lacqua è pochina e troppe papere non galleggiano. I conti sono facili: i sondaggi danno almeno la metà degli elettori sdegnosamente ritirati in casa, ben lontani dalle urne per eccesso di delusione e rabbia repressa. Dellaltra metà, circa il 30-40 per cento resterà probabilmente fedele ai partiti attinenti al centro (non a caso quelli che sostengono il governo Monti): Pdl-Pd-Terzo Polo. Il residuale mercato politico offre così stringati margini di azione a movimenti più radicali: Sel-Idv a sinistra, Lega (sotto botta) a destra. Non a caso, in queste acque agitate e un po confuse tra destra e sinistra sta prendendo il largo la nave corsara di Grillo.
Dunque non si tratterà esattamente di una storia dinimicizia, quella che intercorre tra Vendola e Beppe Grillo, il quale savanza a gomitate senza guardare più in faccia a nessuno. Un occhio alle sensibilità ferite dei leghisti, colpi a ripetizione sotto la cintola ai vendoliani, qualche uppercut dassaggio a Di Pietro (che, avendo la maggiore contiguità con il terreno grillino, deve ancora decidere la strategia di sopravvivenza). Nei confronti dellex figiciotto barese, Grillo ritiene di avere molte carte da spendere: le promesse ecologiste mancate, i guai giudiziari, unarte del compromesso governativo, una certa aderenza vendoliana a rigidi modelli partitici ormai un po avanti con gli anni e non tanto di moda. Specialmente tra i giovani del web, preda elettorale ambitissima da entrambi.
Il governatore della Puglia, però, non ci sta nei panni della vittima sacrificale. E ormai ha cominciato a rendere pan per pariglia. Ieri in unintervista al Secolo XIX di Genova, vale a dire giocando in casa grillina. Prima ancora in tivù. Il discorso di Vendola cerca di restare alto: «Grillo - dice - emerge dal fiume sporco dellantipolitica, come in tutte le più brutte stagioni, è il peggio, il nemico». E qui si lancia su un parallelo con il Berlusconi del 94. «Oggi come allora siamo alla fine di unesperienza nata con la crisi della Prima Repubblica, di unepoca che aveva visto sfondare chi aveva attaccato il sistema partitocratico. Tra il 92 e il 94 era apparso questo uomo nuovo, Berlusconi, che vinse in nome dellantipolitica, perseguendo un consenso aggressivo, con un populismo disinvolto e visto come alternativo al fango istituzionalizzato. Analogamente Grillo fa un uso sistematico della diffamazione, ha un approccio ai problemi con una faciloneria estrema, procede con slogan sganciati da ogni forma di conoscenza. Lui è abile a spostarsi verso lelettorato di destra. Il Movimento 5 Stelle usa tipiche forme del populismo di destra, ha persino tratti xenofobi e omofobi». Affermazione, questultima, che lascia trapelare lunica traccia vera di risentimento personale, che risale a un comizio bolognese dell8 maggio dellanno scorso.
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