I volantini affissi allingresso del centro islamico spiegano in italiano che quello di ieri è stato lultimo venerdì di preghiera nella moschea-garage di viale Jenner, e danno indicazioni per raggiungere il Vigorelli, la sede scelta provvisoriamente dal 18. Lavverbio è scritto in grassetto sottolineato. Come dire che le istituzioni si sono impegnate a trovare una sistemazione definitiva.
Sì, perché i musulmani di Milano chiedono una loro moschea. Non palestre, saloni, fabbriche. E non vogliono andare fuori città: «Non chiediamo una grande moschea - dice il presidente del centro islamico, Abdel Hamid Shaari - ma un nostro luogo di culto a Milano. Rho-Pero non lo accettiamo. Anche periferia, ma devessere in questo Comune. E non vogliamo una lira, ci finanzierebbero i paesi arabi».
Alle 13 e 30 duemila persone stendono le loro stuoie per pregare. Lo spazio non basta. Egiziani, marocchini, algerini. Altri duemila invadono il cortile, il marciapiede, singinocchiano nelle aree spartitraffico. Allinizio della funzione limam spiega i motivi del trasferimento. Molti non sanno come sarà al velodromo, qualcuno ignora perfino dove sia, ma sanno che sarà senzaltro una soluzione «più dignitosa per noi». Ora i musulmani di Milano vogliono andare al velodromo: «Da anni denunciamo alle autorità questa situazione drammatica - ricorda Shaari - oggi non abbiamo canali aperti con il Comune o la Provincia. Parliamo con il prefetto, noi rispettiamo gli accordi presi, gli altri non so».
Ma la gente della zona Fiera ha paura. «Non è colpa nostra - dice Shaari - siamo sempre stati criminalizzati. Da ventanni siamo qui. Cosa abbiamo fatto? Molestato? Derubato? Violentato? No. Io parlo di religione. Il terrorismo? Riguarda altre autorità, con cui collaboriamo. Siamo intercettati, filmati, infiltrati dai servizi di tutti il mondo, nessuno è più controllato di noi». I residenti temono il degrado della zona Vigorelli, e ricordano la sporcizia lasciata dopo il Ramadan 2006: «Pagammo 6mila euro al Comune - spiega Shaari - anche per la pulizia. Ma qui non si tratta di Ramadan, saremo al massimo 2mila, e pagheremo un affitto simbolico, la pulizia spetterà a noi».
Ma la politica, davanti alle proteste, sembra rimettere tutto in discussione. «I residenti del Vigorelli sono furibondi», ammette lassessore ai Consigli di zona Ombretta Colli. E hanno minacciato di chiudere i cancelli. «La scelta non è definitiva - garantisce lassessore regionale al Territorio, il leghista Davide Boni - sono allo studio diciotto alternative». An con Carlo Fidanza torna a chiedere un tavolo di maggioranza al sindaco, che rimanda tutto a Palazzo Diotti. «La scelta del Vigorelli è stata presa assieme al prefetto, quindi la decisione spetta a lui» dice la Moratti, ridimensionando la spaccatura interna alla maggioranza: «Ho un raccordo costante con tutti i gruppi, ma la richiesta di un incontro non cè stata».
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