Il Veneto a mano armata: la Mala del Brenta

Tre puntate (non sempre equilibrate) raccontano il lato più oscuro del Nord Est

Il Veneto a mano armata: la Mala del Brenta
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Un viaggio nel versante più cupo della storia del Nord Est Fuorilegge. Veneto a mano armata è una docuserie Sky Original che va in onda da oggi (su Sky Documentaries e Now) in tre episodi che si muove a cavallo tra le tensioni politiche degli anni di piombo e la ferocia della criminalità organizzata degli anni 90, sullo sfondo di un territorio, il Veneto, in cui entambi i fenomeni sono esplosi con forza deflagrante, specialmente a Padova, definita «la polveriera del Nord-Est».

La narrazione è portata avanti un punto di vista affatto particolare, la docuserie segue la storia dell'avvocato Enrico Vandelli, classe 1950, cresciuto nella Padova del boom economico. Fin da giovanissimo subisce la fascinazione della frangia politica più rossa del territorio e appena ventenne entra a fare parte del comitato di Radio Sherwood, vicina ad Autonomia Operaia. Diventa uno dei legali chiave del cosiddetto processo 7 Aprile. Vandelli difende complessivamente 54 Autonomi, in 118 udienze e conducendoli alla sentenza finale del 31 gennaio del 1986, che chiude un'epoca e gli ideali di una generazione, rivoluzionando la cultura giuridica del tempo. Alla fine del processo si è fatto un nome ed ha uno studio suo, ma i soldi scarseggiano. Decisivo per la sua carriera risulta quindi, negli anni 90, il contatto con la banda di Felice Maniero, il Boss della Mala del Brenta. La Mala del Brenta, come quella della Magliana a Roma o quella della Comasina a Milano, era al centro di rapine, sequestri di persona, omicidi e traffici di droga e armi a livello europeo. L'incontro tra Maniero e Vandelli viene favorito proprio da un brigatista, difeso da Vandelli. Divenuto il difensore di Maniero, Vandelli instaura con lui un'amicizia che va oltre il puro rapporto lavorativo, venendo inghiottito nelle trame di uno degli uomini più pericolosi d'Italia. Alla fine Vandelli stesso diventerà lui stesso un latitante e la sua vita famigliare ne sarà distrutta.

La docuserie troppo troppo indulgente con il

mondo dell'estrema sinistra (che perseguiva l'egemonia culturale e pare averla ancora) nel primo episodio, va detto, racconta però con dovizia di particolari la vicenda di Maniero e il potere seduttivo di quella criminalità.

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