Venezia e Roma, che guai se è la politica a girare il film

Roma Ora che i tasselli del puzzle di uno dei due principali festival italiani, quello di Venezia in programma a settembre, hanno trovato la giusta posizione, è più facile capire cosa succederà al Festival del Film di Roma, a metà ottobre. Così la conferma, prima del «nuovo» presidente della Biennale Paolo Baratta al suo terzo mandato, e poi del suo pupillo Alberto Barbera (nel fotino a sinistra) a ricoprire, così come già fece nel triennio 1999-2001 (quando lanciò un regista come Sorrentino), la carica di direttore del settore Cinema, ha fatto una vittima illustre: Marco Müller (fotino a destra) che ha diretto, e bene, la Mostra per 8 anni consecutivi conquistando il record di longevità. In realtà gli è costata molto cara la vicinanza all’ex ministro Galan che, con il tentativo - naufragato - di nominare Giulio Malgara alla presidenza della Biennale, intendeva blindare la riconferma del direttore artistico. Così con Müller a spasso, magari incattivito verso Venezia, assumono forza le voci che lo vogliono direttore a Roma al cui timone, formalmente fino a dopodomani per scadenza contratto, siede Piera Detassis mentre, alla presidenza della Fondazione Cinema per Roma che organizza la manifestazione, c’è - fino a giugno - Gian Luigi Rondi.
Ma non si tratta più solo di rumors. La verità è che c’è un piano per portare nella Capitale Marco Müller che - paradossi italici - durante il suo mandato lagunare sbeffeggiava la manifestazione romana («Il festival degli scarti veneziani») mentre in queste ore si sta incontrando con il sindaco Alemanno e la governatrice Polverini - il suo vero grande sponsor insieme all’Udc - per diventare l’ottavo Re di Roma. Con buona pace di chi sperava che venisse sotterrata l’ascia di guerra tra Venezia e la Capitale. Sì, perché pare che Müller abbia già un progetto in tasca che, stando all'ex assessore alla Cultura capitolino ora esponente del Fli Umberto Croppi intervistato dal Tempo, «dovrebbe coinvolgere tutta la città, non solo l’Auditorium, e per tutto l’anno: ci sarà anche una parte estiva che riesumerebbe l’esperienza e la location del Massenzio». In più il plenipotenziario Müller si potrebbe trovare a pilotare verso nuovi lidi anche il festival della Fiction, sempre che vada in porto il progetto della Polverini di unificare le due kermesse sotto un’unica fondazione.
Tutto bene quel che finisce bene? Manco per sogno. In realtà si stanno prendendo tutte queste decisioni, in maniera poco rituale (il Pd e il presidente della Provincia Zingaretti sono insorti), sulla testa di Gian Luigi Rondi il quale è formalmente, come presidente, l’unico che può nominare il direttore (e ha sempre detto chiaramente di voler riconfermare Piera Detassis). A meno che, come molti sperano, il decano dei critici italiani non rassegni le dimissioni nel prossimo consiglio d’amministrazione di gennaio (al suo posto si sono fatti i nomi di Paolo Ferrari e Gianni Letta).

Insomma un «pasticciaccio brutto» della Capitale, come titolava ieri Dagospia, dove non si salvano più nemmeno le apparenze formali nelle nomine politiche e dove probabilmente non sarà più di casa una professionista molto apprezzata come Piera Detassis, sostenuta dalla Medusa di Giampaolo Letta ma molto avversata da Pietro Valsecchi, il produttore re del botteghino 2011 con Checco Zalone.

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